Così impari a fare la cagnolina del PD: Concita De Gregorio piena di debiti per pagare decine di cause perse per aver raccontato balle
“Ogni centesimo che ho guadagnato mi è stato sequestrato per pagare le cause civili dell’Unità al posto di un editore che nel tempo si è fatto nebbia”. Concita De Gregorio, ex direttrice de L’Unità e firma di Repubblica, da otto anni sta pagando le cause del suo giornale dopo che l’editore, Nie, Nuova iniziativa editoriale, riconducibile al Pd, si è nascosto dietro i tecnicismi del concordato fallimentare. Racconta la giornalista in una intervista a Il Fatto quotidiano che in quegli anni, Berlusconi è tornato al governo, c’è “il Bunga bunga che avanza, mi sembra giusto impegnarmi per fare qualcosa”, e sono “tre anni di opposizione in cui lo scontro con Berlusconi e il suo governo è totale”.
La De Gregorio va quindi “a guadagnare meno della metà. Portiamo l’Unità a 75 mila copie per poi scendere a 50 mila: una cifra non indifferente. Quando il segretario del Pd diventa Pier Luigi Bersani, mi chiama Matteo Orfini, allora responsabile dell’Informazione, e mi spiega che è venuto meno il rapporto di fiducia”, “quando la Nie, il mio editore, chiude con un concordato preventivo, tramite il quale cede la testata alla cordata guidata dall’imprenditore Pessina (e partecipata anche dal Pd, tramite la Eyu, ndr.) dismette la responsabilità civile per le cause di diffamazione. In quanto direttore, e in base alla legge sulla stampa del 1948, rispondo in solido per tutte le cause civili. Pago io, quindi, al posto dell’editore“.
Le più importanti cause sono di “Berlusconi Paolo, Berlusconi Silvio, il generale Mori, la famiglia Angelucci, Fedele Confalonieri, Augusto Minzolini, Mediaset e così via. Sono liti temerarie. Ma costano sia in termini di spese legali sia per le sentenze cautelative che dispongono pignoramenti e sequestri fino al giudizio definitivo. Parliamo di milioni di euro”. Certo, continua la De Gregorio, “io posso rivalermi su Nie, una sentenza del 2017 mi ha dato ragione su questo. Ma a chi mi rivolgo? In quella scatola non c’ è nessuno che si assuma la responsabilità”, “ne ho parlato con Lorenzo Guerini e Luca Lotti. La risposta è stata la stessa: tecnicamente non siamo gli editori e la legge non ci impone nulla”.