Sanremo, Iva Zanicchi e il complotto contro di lei: “Quando Benigni salì sul palco e mi diede della putt…”, trema la Rai
«Mi può richiamare tra tre minuti, ché sto preparando le inalazioni a mio marito con 40 di febbre?». In questa richiesta sta tutta la cifra umana di Iva Zanicchi, l’anti-diva per eccellenza, che si muove con disinvoltura tra i salotti tv e la cucina di casa. Viene quasi naturale intervistarla ora, a ridosso dell’ inizio del Festival di Sanremo, dato che lei è l’artista vivente che ne ha vinti di più, ben 3.
Iva Zanicchi, ci tiene a difendere questo record di vittorie?
«Fino a un certo punto. Alcune cantanti mi tallonano, tipo la Oxa e la Cinquetti, con 2 vittorie. Ma è dura che arrivi un altro successo per loro. Comunque conservo solo i ricordi, non i premi, dal momento che mi sono stati tutti rubati. Peccato, avevano un grosso valore sentimentale».
50 anni fa lei vinceva a Sanremo, insieme a Bobby Solo, con Zingara. Oggi, per via del politicamente corretto, sarebbe ancora possibile vincere il Festival con una canzone intitolata così?
«Spero di sì, ma magari la sinistra cambierebbe titolo e attacco del pezzo in un “Prendi questa mano, rom”. Che poi, metricamente, suona anche male. Io preferisco non ascoltare questi buonisti, che si ritengono gli unici duri e puri. L’ idea che, se non sei di sinistra, sei contro gli immigrati o le altre culture, a me dà molto fastidio. E infatti sto portando avanti uno spettacolo chiamato Una vita da zingara. D’ altronde, quando incisi Zingara, visitai anche dei campi di zingari e rimasi affascinata dalla loro ospitalità. Certo, conosciamo tutti i problemi legati a quel mondo: sono nomadi, non hanno una residenza, ma se si comportassero anche bene».
I suoi ultimi Sanremo le hanno portato qualche amarezza. Nel 2003 arrivò ultima con Fossi un tango, nel 2009 Ti voglio senza amore fu eliminata. Da allora ha scelto di non partecipare più?
«Nel 2003 la canzone era bellissima, mi presentai sul palco col caschetto, le unghie laccate di rosso, ero così perfetta che la gente non mi riconobbe (ride). Il Festival di 10 anni fa è stato invece per me dolorosissimo. Prima della mia esibizione, andò sul palco Benigni che fece un monologo in cui calcò la mano contro di me dandomi di fatto della donna di strada. Quel siparietto fu architettato dall’ allora direttore artistico e dal di lui impresario, e accettato anche dall’allora direttore di Rai 1. Poi Benigni mi chiamò per chiedere scusa a me e alla famiglia. Ma evidentemente pagai il fatto di essere diventata europarlamentare con Forza Italia. Fossi stata di sinistra, magari quel Festival lo avrei vinto. In ogni caso a Sanremo, dopo quell’ esperienza scioccante, non mi sono più riproposta, anche se mi piacerebbe tornarci».
Potevano chiamarla quest’ anno per festeggiare i 50 anni di Zingara…
«Se Baglioni mi avesse chiamato, sarebbe stata una cosa carina. Ma non ci avrà pensato e non avrà ritenuto fosse il caso».
Le frasi sui migranti le sono piaciute? Si rischia un Sanremo politicizzato…
«Guardi, il Festival è politicizzato ormai da anni, forse solo ai tempi di Baudo non lo era. Ma la cultura è da sempre in mano alla sinistra. Detto questo, ognuno è libero di esprimersi come vuole. Anche se, in una conferenza stampa in cui bisogna parlare di canzone italiana, io avrei evitato di fare riferimento alla politica».
A breve si voterà in Europa. Se glielo chiedessero, si candiderebbe ancora?
«I partiti non fanno altro che chiedermelo. Ma io ho già dato in politica (come europarlamentare dal 2008 al 2014, ndr). È stata un’ esperienza molto formativa di cui rivendico un’ intuizione. Nel 2009 lanciai in aula l’ allarme che l’ Italia fosse stata lasciata sola a gestire la questione immigrazione. Ci avevo visto lungo. Non a caso mi chiamavano l’ Aquila di Ligonchio.».
Come giudica le ultime dichiarazioni filo-immigrazione di Berlusconi?
«Di Silvio ho sempre apprezzato l’umanità. È naturale provare pietà per dei bambini su una nave in alto mare. Ma allo stesso tempo do ragione a Salvini che vuole regolarizzare il fenomeno e pretende che l’ Europa se ne faccia carico».
Matteo le piace come politico e come uomo?
«È un lavoratore indefesso che parla in modo semplice e schietto. Magari non è un grande affabulatore come Berlusconi, ma la gente lo capisce subito. Quanto al fascino, l’uomo legato al potere piace a prescindere. Piaceva anche Andreotti…».
Striscia la accusa di essersi rifatta…
«Mi sono rifatta solo il naso 40 anni fa, come ho detto più volte. Il resto no. In tv il miracolo lo fanno le luci: con le luci sbagliate sembri un cesso, con quelle giuste pari una 40enne».
A proposito di età, quanto è importante per lei il sesso a quasi 80 anni?
«A quest’ età più che altro è importante andare a letto con la borsa dell’ acqua calda (ride). A 80 anni il sesso non lo si fa quasi più, però io me ne sento 60 e quindi ho ancora delle cartucce da sparare…».
di Gianluca Veneziani per Libero