Di Battista lancia il partito africano
«Free Africa. Africa libera dal franco cfa». Alessandro Di Battista, appena tornato dall’America Latina, sposa la causa della Grande Madre
E partecipa a un galà organizzato a Tivoli. Galeotto fu l’incontro con Otto Bitjoka, presidente dell’Unione delle Comunità Africane d’Italia, che si è «innamorato» di lui durante l’intervista con Fabio Fazio. «Sì, dopo la trasmissione mi ha contattato – racconta Di Battista a il Giornale – e da un nostro primo incontro è nata una collaborazione». Un intervento, quello del Dibba a Che Tempo Che Fa, che ha scatenato critiche a non finire. «Mi sono interessato del franco cfa quando ero in Costa Rica – dice Di Battista -, ho capito che gli africani non vogliono più questa moneta». Obiettivo dell’Ucai è quello di facilitare l’integrazione dell’immigrato africano.
Alla serata, organizzata per raccogliere fondi per la neonata organizzazione (il suo battesimo a Milano lo scorso 29 settembre), diplomatici, tenori, attrici e giornalisti. Padrone di casa, nella lussuosa tenuta Sant’Antonio, Otto Bitjoka, ex vice di Extrabanca, oggi consulente finanziario di grandi gruppi, camerunense doc. «Sono in Italia, a Milano, da 40 anni – dice -, sono un italiano». Se solo qualcuno parla di joint venture con il Dibba pentastellato va su tutte le furie. «Per favore non ci accostate ai 5 Stelle – mette subito le carte in tavola Bitjoka -. Siamo con chi la pensa come noi e sposa le nostre battaglie. Però siamo apartitici. Alessandro Di Battista è stato l’unico ad aver raccolto il nostro invito. Pensate che io sono pure di sinistra». Poi un selfie del Dibba con Marcia Sedoc, attrice e soubrette televisiva. Si lei, quella del Cacao Meravigliao di Quelli della Notte di Renzo Arbore. E il nostro inno, Fratelli d’Italia, cantato a squarciagola dall’ivoriano Juliano (a Roma, dove studia da tenore, lo chiamano tutti Giuliano, anzi Giulià). Di Battista è sempre sorridente e pronto a farsi fotografare. Un «piacione» ma in positivo, elegante e simpatico con tutti. Anche con noi de il Giornale. «Avresti per favore del tabacco da rollare?» chiede. «L’Africa deve essere libera – continua Alessandro Di Battista -, gli africani non vogliono essere aiutati, basta assistenzialismo. Anche loro vogliono essere in grado di far soldi».
Il nocciolo della questione, il punto in comune con l’Ucai, che fornisce assistenza anche legale agli immigrati, è la questione del franco cfa, l’ex franco coloniale oggi moneta della Comunità Finanziaria Africana. «È battuto in Francia per 14 Paesi del continente nero. Bisogna liberare gli africani da questa moneta non voluta» sottolinea il grillino. C’è chi gli chiede un commento su Matteo Salvini. Dibba cambia subito tono. Si fa scuro in volto, non ci sta. «Non rispondo, a questa domanda non ti rispondo». Basta incentrare tutto su Salvini, il sottotesto. «La manovra finanziaria? La migliore in assoluto. Bisogna aspettare sei mesi e vedrete» chiosa.
Poi, come quattro amici al bar, dopo l’aperitivo nel salone principale, il Dibba torna easy, un vero compagnone. «Sei danese?» chiede a un collega videomaker de La7. E subito a parlar di calcio. «Ma quella volta che la Danimarca agli Europei del ’92 batté in finale la Germania per 2 a 0?» dice. «Un campionato pazzesco – continua Dibba -. La squadra nordica venne ripescata dopo l’uscita della Jugoslavia per la guerra nei Balcani». Sì, la Germania appena riunificata avrebbe davvero voluto battersi con gli slavi. Destino. Lo stesso che in una fredda sera di gennaio ha fatto incontrare Di Battista e Otto Bitjoka. La prossima meta è già nell’aria: Congo.
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