Svelate tutte le balle delle Ong. Così riescono a portare i migranti a casa nostra. Il ricatto disumano.

Chiamarlo “ricatto” non è certo troppo. Le Ong conoscono le leggi del mare, comprendono le difficoltà degli Stati e della politica. Ma nonostante questo continuano a portare i migranti in Europa nonostante i divieti e le opposizioni degli Stati. Un “ricatto”, appunto.

Dietro il finto buonismo di salvare vite umane, si nasconde un secondo fine, quello che loro stesse giustificano col “radicalismo umanitario”: l’ideologico progetto di abbattere la “Fortezza Europa” e spingere così l’Ue a riconoscere il pieno diritto a migrare.

Ma ora che la musica è cambiata, sono state costrette a trovare degli espedienti. Quali? Eccone illustrati i dettagli.

A inizio gennaio, la nave umanitaria recupera 32 immigrati al largo della Libia. Dopo varie peripezie, né Roma, né La Valletta né l’Olanda rispondono alle richieste di indicare un porto sicuro di sbarco.

E Sea Watch cosa fa? Si sposta nel tratto di mare tra Malta e Lampedusa, forte del fatto che nessuno può impedirle di navigare in acque internazionali. È un trucco già sperimentato, ma che funziona: con la nave a poche miglia e il mare mosso, infatti, l’Ong ottiene facilmente il via libera a riparare nelle acque maltesi. E il gioco è fatto.

La Valletta “non era l’autorità competente” per gli interventi di soccorso, dunque i migranti non sarebbero dovuti finire lì. Ma ormai il danno era fatto: con la Sea Watch 3 a pochi metri dal porto, come avrebbe potuto il premier Joseph Muscat impedirne l’approdo? Vi immaginate gli immigrati tenuti tra le onde per mesi e mesi? E infatti, dopo qualche giorno e serrate contrattazioni con gli Stati Ue, Malta viene costretta politicamente ad autorizzare lo sbarco.

Lo stesso si è ripetuto in questi giorni, ma con l’Italia. Ma ora che c’è Salvini tutto questo non è più possibile. Ecco che allora Ong attaccano il ministro e creano il caso politico.

E’ arrivato il momento di dire: STOP!

Fonte: Il Giornale

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