Un castello da 9 milioni di euro comprato in nero: quello che la Boschi non ti racconta su suo padre
Una nuova grana per Pierluigi Boschi, ex vice presidente Bpel, è stato indagato e poi prosciolto dopo la compravendita di una tenuta agricola, la Fattoria di Dorna, a Badia Pino. Ne parla il Resto del Carlinoche ha ricostruito tutta la vicenda cominciata nel 2007 quando alla procura di Arezzo arriva un esposto in cui si denuncia l’acquisto sotto costo della tenuta e il successivo frazionamento per ricavare il massimo dai lotti venduti.
La fattoria, una villa padronale, diversi annessi e 150 ettari di terreni, è dell’Università di Firenze che la mette all’asta per oltre 9 milioni e poi la cede a trattativa privata. Ad aggiudicarsela – scrive sempre Il Resto del Carlino – è società cooperativa agricola Valdarno Superiore, di cui Boschi è presidente del consiglio di amministrazione. La coop cede la tenuta a un’altra società, appena costituita, denominata Fattoria di Dorna. Boschi detiene il 90% delle quote.*
La vicenda – Nell’esposto si sottolineano irregolarità nelle modalità di vendita dei lotti il fascicolo viene affidato a Roberto Rossi, allora semplice sostituto. La Guardia di Finanza, su mandato di Rossi, perquisisce sia casa Boschi sia quelle degli acquirenti dei lotti: nella residenza romana di uno dei proprietari – tale Apollonio – spuntano le fotocopie di banconote da 500 euro per un totale di 250mila. Apollonio racconta che Boschi ha preteso da lui 250mila euro al nero per acquistare la proprietà.
Il pm Rossi prosegue le indagini con l’accusa di evasione fiscale per il pagamento in nero. Resta solo l’illecito fiscale che Boschi corre a coprire: paga la multa all’Agenzia delle Entrate e ne paga anche una seconda a Bankitalia. Il versamento in nero viola la normativa antiriciclaggio sul massimo di contante utilizzabile, che certo non arriva ai 250mila euro riscossi.