L’assurdità del paragone con i lager
Lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto ha prodotto le solite isteriche schermaglie politiche.
A leggere le dichiarazioni di alcuni politici, riportate sui quotidiani, i migranti sarebbe stati prelevati dal Cara, deportati in località segrete, in luoghi che evocano il lager nazista. Soltanto tra le righe poi si scova l’informazione che spiega che saranno trasferiti, e non deportati, in altre strutture deputate all’accoglienza di chi arriva per mare e chiede asilo nel nostro paese.
Se proprio si vuole fare il paragone tra ciò che sta accadendo agli immigrati e ciò che avvenne agli ebrei durante la seconda guerra mondiale allora si potrebbe tentare un paragone tra i Cara e i campi di concentramento ma soltanto perché, in entrambi i casi, le persone erano ammassate senza alcuna speranza per il futuro. Per comprendere l’assurdo paragone tra oggi e allora si deve ricordare che gli ebrei furono prelevati dalle loro case e nelle loro città di residenza in cui vivono e lavoravano da millenni perfettamente integrati, per essere destinati alla «soluzione finale». I bambini venivano uccisi all’istante appena giunti nei campi di sterminio e se la donna deportata era incinta il neonato era eliminato alla nascita. Se i piccoli si salvavano nei ghetti era perché venivano nascosti dagli adulti ma rischiavano la morte per la denutrizione e per il freddo non avendo posti al chiuso e abiti con cui proteggersi dalle intemperie. Quelli dai 12 anni in su erano utilizzati per i lavori forzati o erano usati per gli esperimenti medici.
La differenza evidente vuole sottolineare la strumentalità di certe accuse che sarebbe meglio formulare tenendo conto della verità storica ed attuale. I migranti rimasti nel Cara di Castelnuovo meritavano un trasferimento in progetti che oltre all’accoglienza mirino all’integrazione e riunire centinaia di persone in difficoltà in una località di provincia favorisce soltanto la loro stagnazione. Grazie al Cara hanno trovato un impiego molte persone e associazioni che lavorano nell’ambito dell’immigrazione e che ora lamentano il rischio di perdere il posto di lavoro. Non è plausibile l’idea di preservare l’esistenza di un ghetto allo scopo di dare un lavoro a chi dice di voler aiutare le persone in difficoltà. L’accoglienza necessità di umanità e rispetto dei diritti elementari, non si può fare esibendo facili sentimenti che nulla cambiano nella realtà.
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