Babbo Renzi sbrocca e insulta l’operaio che non ha pagato
«Ci vediamo in tribunale! Faccia di m…. Ma stai zitto, faccia di m…».
Ha perso le staffe Tiziano Renzi, il papà dell’ex premier Matteo Renzi, quando le Iene si sono presentate nella sua azienda a Rignano sull’Arno insieme con un lavoratore nigeriano che lo accusa di non averlo pagato in passato.
L’ex lavoratore aveva raccontato di aver collaborato con la Arturo srl, ex società di distribuzione di giornali porta a porta di Renzi senior. Il giornalista Filippo Roma lo ha portato direttamente al cospetto del padre dell’ex premier, dopo che era stato proprio lui stesso ad «accettare» un confronto per chiarire. Anche perché erano già emersi diversi casi simili. «Tutti quelli che hanno da avere da Arturo vengano da noi, si facciano vedere, finalmente pagherà chi deve essere pagato aveva spiegato -. Sappia che se questi vengono da me, si facciano vedere, ne rispondo io digli che vengano, ne rispondo, cioè se loro dimostrano che effettivamente la Arturo certo deve soldi a queste persone…», aveva detto. Detto fatto.
«Io non ho nulla da dire a lei», ha esordito Renzi ai microfoni della trasmissione di Italia 1. «A proposito dei lavoratori nigeriani. Lei è un ballista» ha ribattuto Filippo Roma -.
«Ah io so’ un ballista? Io? Voi siete dei falsi», è stata la replica piccata di Tiziano Renzi. E poi è partito il turpiloquio rivolto proprio al lavoratore: «Ci vediamo in tribunale! Faccia di m… Ma stai zitto, faccia di m…».
Renzi la scorsa volta si era giustificato con le Iene dicendo che lui di quell’azienda era solo il proprietario, ma il giornalista aveva portato le carte che dimostravano il contrario. Cioè che Tiziano Renzi fosse stato sia socio che amministratore dell’Arturo srl fino a marzo del 2007. «Scusi in una srl io avevo le quote, ma la gestione dell’azienda è rimandata all’amministratore unico», aveva spiegato babbo Renzi.
Nel 2011 la stessa azienda di distribuzione del padre dell’ex premier è stata condannata dal tribunale di Genova a risarcire proprio il nigeriano che aveva impiegato nel 2007 come co.co.co. Il ragazzo infatti era stato licenziato in tronco dopo aver chiesto la regolarizzazione del rapporto. Il tribunale aveva accolto le istanze e aveva stabilito un risarcimento di 85mila euro. Per avere quei soldi il lavoratore nel 2013 si era anche arrampicato su una gru minacciando di buttarsi nel vuoto.
Per ora il nuovo capitolo è finito a insulti.
il giornale.it