TRANI, TANGENTI MILIONARIE PER DUE GIUDICI E CHI SPUNTA DALLE INDAGINI? IL SIGNOR TIZIANO RENZI

Nell’ordinanza del giudice di Lecce l’appuntamento a Palazzo Chigi del giugno 2015 tra l’ex socio del padre di Matteo, il magistrato e l’allora sottosegretario. Secondo le carte, Savasta aveva bisogno di quel faccia a faccia per ottenere il suo trasferimento a Roma.

In cambio, non indagò mai l’imprenditore nell’ambito dell’indagine per false fatturazioni per circa 5-6 milioni di euro relative proprio alle sue imprese

È l’ex socio a raccontare ai pm che l’appuntamento con Luca Lotti fu fissato “tramite Tiziano Renzi“. Sarebbe stato il padre dell’ex presidente del Consiglio quindi a combinare l’incontro tra l’imprenditore toscano Luigi Dagostino, l’allora pm di TraniAntonio Savasta e l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio avvenuto a Palazzo Chigi il 17 giugno 2015. Interrogato nell’aprile 2018, Dagostino riferì di aver chiesto a Tiziano Renzi di incontrare Lotti perché il pm Savasta aveva in mente un disegno di legge sui rifiuti a Roma. In realtà, secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura di Lecce che ha portato all’arresto dello stesso Savasta e del suo collega magistrato Michele Nardi, Savasta chiese a Dagostino quell’incontro perché aveva procedimenti disciplinari e penali a suo carico e voleva trasferirsi a Roma. In cambio, non indagò mai Dagostino nell’ambito dell’indagine per false fatturazioni per circa 5-6 milioni di euro relative proprio alle sue imprese. Sul punto Lotti è stato successivamente sentito due volte, ad aprile e a maggio 2018: le sue risposte sono state viziate da almeno cinque “non ricordo”, per esempio sui presenti a quell’incontro e sul motivo della loro visita a Palazzo Chigi.

L’ex pm Savasta, ora in servizio al Tribunale di Roma, era interessato ad ottenere un trasferimento o un incarico che gli consentisse di allontanarsi dalla procura di Trani. Lo rileva il gip Giovanni Gallo nell’ordinanza che ha portato alle misure cautelari e nella quale si sottolinea che Savasta, “consapevole della pendenza a suo carico sia di procedimenti disciplinari” che “penali”, “aveva “urgente necessità di allontanarsi al più presto da Trani e ottenere un incarico a Roma, incarico rispetto al quale l’incontro con Lotti aveva una specifica connessione strumentale”. Dopo Lotti, Savasta chiederà e otterrà nel dicembre 2016 un altro incontro a Dagostino: quello con Giovanni Legnini, all’epoca vicepresidente del Csm ed ex sottosegretario all’Economia sotto il governo Renzi. Mentre era ancora pendente a suo carico il procedimento disciplinare.

“Risulta evidente”, scrive il gip in merito all’incontro con Lotti, “che Dagostino fissò questo appuntamento a Savasta su richiesta di quest’ultimo, così procurandogli un’indebita utilità“. Nel frattempo, sottolinea ancora il giudice nell’ordinanza, Savasta gestiva le indagini sulle fatture false in cui l’imprenditore Dagostino “emergeva quale figura principale nell’organizzazione della illecita condotta e che neppure venne mai indagato da Savasta, grazie ad un continuo susseguirsi di omissioni e di iniziative volte a sviare l’attività di indagine con il precipuo scopo di favorire Dagostino”.

È questo l’impianto dell’accusa di corruzione in atti giudiziari che i pm di Lecce muovono a Dagostino, Savasta e all’avvocato Ruggiero Sfrecola, emerso come intermediario tra le due figure. Secondo quanto contenuto nell’ordinanza,  l’avvocato Sfrecola riceveva dall’imprenditore Luigi Dagostino, re degli outlet ed ex socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli soldi da dividere con Savasta che stava appunto indagando per false fatturazioni relative proprio alle imprese di Dagostino e che avrebbe poi aggiustato le indagini a suo favore, commettendo “plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio”. L’ordinanza ricostruisce quelle che vengono ritenute quattro tangenti: in data 8 maggio 2015 la prima da 20mila euro. Altri 25mila il 21 dello stesso mese. Da ultimi, altri 8mila euro in due tranche consegnati a inizio 2016. Ma appunto, non c’erano solo i soldi. Savasta, secondo i pm, voleva sfruttare le conoscenze politiche dell’imprenditore Dagostino per ottenere il trasferimento a Roma. Dagostino che riuscirà a fargli incontrare sia Luca Lotti che, come già scritto, anche Giovanni Legnini, all’epoca vicepresidente del Csm ed ex sottosegretario all’Economia sotto il governo Renzi.

L’incontro con a Palazzo Chigi – Interrogato, Dagostino dal canto suo ha sempre negato di aver pagato l’avvocato Sfrecola e il pm Savasta, dicendo anzi di aver incontrato quest’ultimo “per casoun giorno al bar Igloo” di Barletta. Circostanza descritta come del “tutto inverosimile” dal gip alla luce dei collegamenti tra i tre ricostruiti dall’inchiesta. L’imprenditore però non nega l’incontro con Lotti a Palazzo Chigi, ottenuto “tramite Tiziano Renzi“. Secondo Dagostino, quell’incontro gli era stato chiesto da Savasta per parlare a Lotti di “una sua proposta di legge“. A smentirlo però è lo stesso avvocato Sfrecola che, interrogato, racconta invece come Savasta “voleva cambiare aria ed essere quindi trasferito”. Anzi, riferisce che a quel punto lo stesso Savasta “mi disse che era interessato ad avere un incontro con Luca Lotti, io lo dissi a Dagostino e questi lo fissò“.

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