Monsignor Adriano Tessarollo, vescovo vicentino di Chioggia, in un editoriale del settimanale diocesano “Nuova scintilla” pubblicato in anteprima sulla pagina Facebook dello stesso, fa una riflessione critica sul ruolo delle Ong nel fenomeno dell’immigrazione.
«Nessuno gioisce perché 49 “profughi” da 18 giorni sono in mare raccolti da navi che non hanno l’autorizzazione di nessuno Stato europeo di sbarcarli perché nessuno dichiara la disponibilità ad accoglierli e offrire loro la prospettiva di una vita dignitosa nel proprio territorio – scrive il vescovo -. Ora l’Italia rifiuta l’obbligo di sentirsi obbligata all’accoglienza per le discutibili regole in atto. Giustamente devono valere le ragioni umanitarie, solitamente gravi e improvvise, che richiedono disponibilità immediata e indiscussa.
«Da tempo però – prosegue monsignor Tessarollo – le “ragioni umanitarie” non paiono più impreviste e improvvise ma prevedibili e programmate per un flusso ormai regolare di molte persone che continua da molto tempo e continuerà ancora a lungo, secondo un copione fisso: dai campi profughi dove si sfrutta, si tortura e si estorce, gli scafisti, con minacce e illusioni si fanno pagare estorcendo il denaro, per poi imbarcare per un tratto di mare queste persone, sapendo che poi le affideranno alle navi Ong che le raccoglieranno per sbarcarle da qualche parte, solitamente in Italia o Malta, porte dell’Europa.
Ma queste Ong non hanno alcun accordo di dignitosa accoglienza da parte dello Stato dove le sbarcano. La loro opera di “salvataggio” è di caricare e scaricare queste persone da qualche parte. Poi altri ci penseranno.
Ma dato che la cosa dura da diversi anni con la prospettiva che non finirà domani, non sarà il caso che gli organizzatori di quei “salvataggi” non si limitino alle semplici operazioni di carico-scarico di merci umane – conclude Tessarollo -, ma si interessino anche delle prospettive umanitarie e politiche di chi “riceve quei carichi umani” e della effettiva disponibilità e possibilità non solo di accoglienza ma anche di accudienza, di regolarizzazione e di offerta di possibilità di vita umanamente dignitosa?». (t.d.b.)