Ritorna il redditometro Ma il sussidio grillino viene ancora rimandato
Con buona pace del vicepremier Matteo Salvini che, a un mese dall’insediamento del governo Conte, prometteva «via spesometro, redditometro, studi di settore e split payment» si può affermare che nessuna delle promesse sia stata mantenuta.
L’ultima smentita è giunta dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, generale Antonino Maggiore, che in un’intervista al Sole 24 ore ha sottolineato che «lo strumento del redditometro non è stato eliminato dall’ordinamento tributario ma sarà rimodulato sulla base di un nuovo decreto del ministero dell’Economia» che aggiornerà «gli elementi indicativi di capacità contributiva in base alla propensione alla spesa» di ciascun soggetto.
Mentre lo spesometro si tradurrà nell’invio telematico dei corrispettivi, gli studi di settore – tutt’ora vigenti – si trasformeranno progressivamente negli indicatori sintetici di affidabilità, cioè delle pagelle sulla fedeltà fiscale che renderanno alcuni contribuenti più soggetti ai controlli rispetto ad altri. E giacché lo split payment (l’Iva stornata direttamente dalla Pa quando salda le fatture ai fornitori) è ancora in vigore, l’ottimo Salvini non ha portato a casa nulla di quanto promesso con la legge di Bilancio se si eccettua una flat tax limitata alle partite Iva.
Come farà il Fisco a sapere come e quanto spendono i cittadini? La risposta è semplice: con la fattura elettronica e con lo scontrino parlante che dal 2020 sarà obbligatorio per tutti gli esercizi. Con l’e-fattura, ha spiegato Maggiore, non solo si contrasterà l’evasione ma ci sarà la «possibilità di segnalare ai contribuenti eventuali incoerenze che dovessero emergere dall’analisi dei dati». Il Grande Fratello 4.0, analizzando una mole di miliardi di dati (nella prima settimana di gennaio sono state emessi oltre 8 milioni di questi nuovi documenti), sarà in grado di valutare se le spese sono coerenti con lo storico dei redditi dichiarati e, dunque, nulla sfuggirà più alla Guardia di Finanza e alle Entrate di tutto ciò che avviene.
Anche il collega vicepremier Luigi Di Maio non ha mantenuto le promesse. Il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100, che avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio dei ministri di ieri, è stato rinviato alla riunione di mercoledì 16 gennaio. Le tensioni nella maggioranza sulla questione immigrati e, soprattutto, sui fondi per i disabili hanno ritardato l’emanazione del provvedimento. Ieri il ministro del Lavoro e dello sviluppo ha provato a rassicurare il leader del Carroccio. «I soldi per gli invalidi ci sono, l’ho detto anche a Salvini, i 260mila invalidi che percepiscono un trattamento avranno accesso al programma del reddito di cittadinanza senza doversi riqualificare per il lavoro e avranno una pensione a 780 euro se sono da soli, mentre se stanno in un nucleo familiare il nucleo avrà 1.300 euro e chi è in famiglia, per esempio la mamma, avrà la possibilità di stargli vicino senza dover cercare un lavoro», ha specificato chiarendo che «c’è un tesoretto di 400 milioni» perché è stata ridotta la platea di stranieri che potranno accedere al beneficio.
I vari «aggiustamenti» del decreto, tuttavia, hanno allungato i tempi e la partenza del sussidio universale di disoccupazione entro aprile si fa sempre più complicata.
il giornale.it