L’Italia ha fermato i migranti Ma adesso l’Europa ha paura
Le rotte dei migranti stanno cambiando. E questo cambia non solo il Mediterraneo ma anche l’Europa, con effetti non indifferenti sulle prospettive politiche del Vecchio Continente.
I dati che arrivano dalle organizzazioni internazionali e da Frontex danno un quadro chiaro di come si stiano orientando i flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa. Ed è fondamentale capire come si stiano rimodulando le rotte anche per capire come si orienteranno i Paesi di approdo, vecchi ma anche nuovi.
I dati forniti da Frontex sono, sotto certi aspetti, inequivocabili. Nel 2018 è stato registrato un calo di circa il 25% degli attraversamenti illegali dei confini esterni dell’Unione europea, spiega l’agenzia. Il numero di immigranti entrati clandestinamente in territorio europeo è stimato intorno alle 150mila unità: il numero più basso degli ultimi cinque anni e con un calo del 92% rispetto al 2015, nel picco della crisi migratoria.
L’Italia ha chiuso la rotta del Mediterraneo centrale
L’agenzia Frontex segnala poi un fattore estremamente rilevante. Nel report, si spiega come la riduzione sia dovuta “al forte calo nel numero di migranti che scelgono la rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia. Il numero di rilevamenti di attraversamenti irregolari su questa rotta è sceso dell’80% rispetto al 2017, a poco più di 23mila“.
Una conferma del fatto che Italia e Libia hanno agito nella direzione giusta: fermare il flusso di migranti irregolari significa infatti fermare un traffico che è organizzato da una rete criminale estesa e violenta. I governi hanno dialogato in maniera efficace. E l’Italia, anche grazie ai recenti accordi con la fazioni libiche, è riuscita a strappare alcune garanzie non così scontate.
Non tutto è risolto, poiché nel sud della Libia, dove c’è la grande centrale di smistamento dei migranti provenienti dal Sahel, l’Italia ha ancora problemi. E i recenti attacchi terroristici così come l’insorgenza dello Stato islamico sono segnali che devono mantenere alta l’attenzione: nel Fezzan, Roma ha ancora mota strada da fare. Ma gli accordi (sempre precari) con le tribù e la presenza dei nostri uomini nella città di Ghat sono elementi che aiutano la buona riuscita della politica italiana.
Boom della rotta occidentale
Mentre l’immigrazione verso l’Italia dalla Libia rallenta a vista d’occhio, il flusso di migranti cambia le proprie rotte. Sempre secondo i dati forniti da Frontex, la Spagna ha assistito quest’anno a un vero e proprio boom di arrivi clandestini nel proprio Paese. Solo nel 2018, il numero di immigrati entrati clandestinamente in territorio spagnolo ha raggiunto quota 57mila. Un aumento del 161,7% rispetto ai 21.971 del 2017. Se a questi arrivi, si sommano quelli a Ceuta e Melilla, si arriva a 64.298. Mentre le barche di migranti che hanno raggiunto le Baleari sono state 1.955 solo lo scorso anno.
La via del Mediterraneo occidentale è diventata così la rotta più utilizzata dai migranti per raggiungere l’Europa, con il Marocco a essere il terminal di partenza di questa rotta che raccoglie in larga parte persone provenienti dall’Africa subsahariana, pur assistendo, negli ultimi tempi, a un aumento di marocchini e algerini.
Rinasce la rotta del Mediterraneo orientale
Dall’altra parte del Mediterraneo, nell’area tra Cipro, Turchia e Grecia, la situazione sembra essere in fase di evoluzione. L’accordo tra Unione europea e Recep Tayyip Erdogan, che a suon di miliardi ha chiuso i rubinetti migratori (sfruttando poi per fini interni la popolazione siriana arrivata in Turchia e diventata la chiave per influenzare il nord della Siria), funziona. Ma non come dovrebbe.
Nel 2018, il numero di irregolari intercettati mentre lungo la rotta del Mediterraneo orientale è aumentato di quasi un terzo, toccando quota 56mila. E, come spiegato da Frontex, l’aumento è stato dato principalmente dal crescente numero di profughi che sono arrivati in Grecia passando dal confine terrestre con la Turchia. Nell’Egeo, invece, la situazione appare identica al 2017.
Sulla rotta orientale, si assiste poi al raddoppio di arrivi a Cipro. I migranti arrivano soprattutto da Afghanistan, Siria e Iraq. Mentre dal confine terrestre fra Turchia e Grecia, sono i turchi quelli che in maggioranza decidono di entrare in Europa.
Le rotte cambiano l’Europa
I cambiamenti delle rotte migratorie portano ad alcune riflessioni. Specialmente con l’avvicinamento delle elezioni europee e con una serie di crisi politiche che potrebbero avere come teatro i Paesi di approdo delle nuove vie dell’immigrazione del Mediterraneo.
Non è un mistero che la chiusura dei confini e idee in generale sovraniste abbiano molta presa in tutta la popolazione europea, a prescindere dalla regione di riferimento. L’immigrazione clandestina è stata e continua ad essere uno dei punti principali del programma della Lega in Italia, che è seconda forza di governo. Ma non va dimenticato che anche nel resto dell’Europa mediterranea le destre sono in ascesa. E l’aumento del flusso migratorio può incidere sensibilmente sullo scenario politico continentale.
Non è un caso che la Spagna assista all’aumento di consenso per Vox, partito sovranista che ha tra i punti della sua agenda quella di una chiusura quasi ermetica dei confini iberici. Anzi, il boom in Andalusia, regione storicamente socialista ma diventata oggetto di continui sbarchi di migranti, specialmente dalle parti di Cadice, è indicativo di come possa orientarsi l’elettorato spagnolo. E lo stesso dicasi per la scelta del Partido Popular di designare Pablo Casado come leader, dal momento che uno dei suoi primi atti è stato quello di recarsi a Ceuta.
Dall’altra parte, nel Mediterraneo orientale, la Grecia assiste a una forte crisi del governo di Alexis Tsipras. I sondaggi confermano la caduta di consenso per Tsipras. Syriza, il partito del primo ministro greca, è dato una decina di punti percentuali sotto il primo partito d’opposizione: Nea Demokratia. E il sistema d’accoglienza dei migranti, in cui l’Europa latita, è decisamente al collasso. Un problema che ha reso anche stabile il consenso per la formazione di ultradestra di Alba Dorata, stabile tra i l 7 e l’8%. E adesso, le elezioni europee si avvicinano.
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