Liste d’attesa lunghe in ospedale? Hai diritto alla visita privata pagando solo il ticket.La legge che l’ASL ci occulta
In Italia la sanità ha diversi problemi.Tra di essi c’è quello delle liste d’attesa, che il cittadino paga a caro prezzo, in quanto è costretto spesso a rivolgersi a strutture private per fare esami, diagnosi, interventi chirurgici semplici in tempi accettabili.
Dopo aver pagato il ticket, ci dicono che, per una visita specialistica in ospedale, i tempi di attesa sono lunghi. Che possiamo fare se, per eseguire una risonanza magnetica, una tac o una ecografia dobbiamo aspettare diversi mesi, magari quando ormai la nostra patologia potrebbe essersi aggravata?
Ricorrere allo studio medico privato o alla clinica privata è certo una soluzione, ma a fronte di costi a volte eccessivi per le tasche dei cittadini. Preso dallo sconforto, il malato si adatta alla fila lunga, è obbligato ad attendere il suo posto in una interminabile lista d’attesa in ospedale. Insomma ci si rassegna all’idea.
In verità, una soluzione c’è, ed anche particolarmente vantaggiosa, ma sono pochi a conoscerla, anzi quasi nessuno.*
Né gli ospedali e le strutture pubbliche dell’Asl ne danno comunicazione ai malati. Il tutto è scritto in un decreto legislativo del 1998, precisamente il numero 124, il quale al comma 10 detta delle direttive ben precise in materia di liste d’attesa. Esso recita:
<<le regioni disciplinano i criteri secondo i quali i direttori generali delle aziende unita’ sanitarie locali ed ospedaliere determinano, entro trenta giorni dall’efficacia della disciplina regionale, il tempo massimo che puo’ intercorrere tra la data della richiesta delle prestazioni di cui ai commi 3 e 4 e l’erogazione della stessa. Di tale termine e’ data comunicazione all’assistito al momento della presentazione della domanda della prestazione, nonche’ idonea pubblicita’ a cura delle aziende unita’ sanitarie locali ed ospedaliere.>>
In pratica questo decreto legislativo stabilisce il diritto del cittadino a conoscere la data entro cui avverrà la visita medica o l’esame diagnostico nonché il tempo massimo di attesa, il quale deve essere massimo di trenta giorni dalla data della richiesta della prestazione.
Se invece non ci garantiscono la prestazione, diagnosi o intervento entro 30 giorni dalla richiesta?(come capita quasi sempre)
Come previsto dal comma 13, sempre all’ articolo 3, che recita:
<<qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11, l’assistito puo’ chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attivita’ libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda unita’ sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda unita’ sanitaria locale nel cui ambito e’ richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l’assistito sia esente dalla predetta partecipazione l’azienda unita’ sanitaria locale di appartenenza e l’azienda unita’ sanitaria locale nel cui ambito e’ richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l’intero costo della prestazione>>
In pratica se la prestazione non può essere garantita entro i tempi massimi garantiti per legge (che come sopra descritto sono di 30 giorni), il malato può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato. Il malato dovrà presentare al direttore Generale dell’Azienda Sanitaria di appartenenza una richiesta in carta semplice per «prestazione in regime di attività libero-professionale intramuraria». Addirittura, in subordine, è possibile ricorrere anche a prestazioni interamente private.
Il portale StudioCataldi.it, ha anche pubblicato il modulo Fac simile istanza per la prestazione in regime di attività libero-professionale che riportiamo di seguito
Egr. Dir. Gen. dell’Azienda Sanitaria _____
Oggetto: istanza per usufruire di prestazioni in regime di attività libero-professionale
Io sottoscritto ___________ nato a ___________ il _____________ e residente in _______________ via ___________________ n. __ (C.F.: _____________________)
Premesso che
– in data _________ il medico dott. _________ mi ha prescritto il seguente accertamento _______;
– in data __________, dopo aver tentato di prenotare il predetto accertamento, mi è stata comunicata l’impossibilità di procedere alla prenotazione prima del _________;
– il predetto accertamento è tuttavia urgente e non può essere differito così a lungo;
– in forza del d.lgs. n. 124/1998 è mio diritto conoscere i tempi massimi intercorrenti tra la richiesta di prestazioni e la loro erogazione e usufruire, nel caso di impossibilità di rispettare i predetti tempi, di attività libero-professionali in regime intramoenia.
Tutto ciò premesso,
chiedo
che la prestazione da me richiesta sia resa in regime di attività libero-professionale intramuraria con onere a carico del servizio sanitario nazionale e che mi venga fornita tempestiva comunicazione in merito, avvisando che in difetto, la predetta prestazione verrà effettuata privatamente con successiva richiesta di rimborso a carico di codesta azienda.
Luogo, data
Firma