I parlamentari italiani? Sono i più grandi parassiti del mondo! I loro stipendi più alti di tutti, perfino degli USA! Ecco perchè è giusto tagliarli
Ricchi. Anzi, i più ricchi in assoluto. Fare il parlamentare in Italia, al di là dei tanti oneri, comporta anche tanti onori. Forse troppi. Stando ai dati pubblicati dall’Independent Parliamentary Standards Authority (Ipsa), organo britannico che monitora le retribuzioni dei politici inglesi, in un confronto che prende in considerazione diversi Paesi anche extrauropei, gli italiani guidano la classifica con un salario di 120.546 sterline, seguiti da Australia (117.805), Stati Uniti (114.660), Canada (100.166) e Norvegia (87.964).
Nella seconda parte della classifica ci sono invece Irlanda (79.556), Germania (78.979), Nuova Zelanda (74.154), Svezia (69.017). Infine gli ultimi tre sono Regno Unito (66.396), Francia (56.815) e Spagna (28.969). Un andazzo, questo, che va avanti ormai da anni e anni. L’ultimo dossier istituzionale risale al 2013 ed è stato pubblicato da Ocse ed Eurostat. Anche in quel caso gli italiani erano primi indiscussi in Europa con 144mila euro annui. Al secondo posto l’Austria (106.583), seguita da Olanda (86.125), Germania (84.108) e Irlanda (82.065).
Bastano questi dati per comprendere la necessità di un taglio netto agli stipendi dei parlamentari. Anche perché accanto alle singole retribuzioni si affiancano una marea di benefits e privilegi inverosimili. Oltre allo stipendio pari a 10.435 euro lordi mensili, si affianca la diaria (3.503,11 euro), che viene però decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico. Ci sono, poi, i rimborsi per l’esercizio del mandato, che possono arrivare fino a 3.690 euro. E poi, ancora, le “spese di trasporto e spese di viaggio”: i deputati, in questo caso, usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.
Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è invece previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l’aeroporto più vicino al luogo di residenza, e a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. Finita qui? Niente affatto. Ci sono poi le spese telefoniche (il rimborso forfetario delle spese telefoniche va da 3.098,74 a 1.200 euro annui), l’assistenza sanitaria e l’assegno di fine mandato.
Stesso dicasi anche al Senato, dove l’indennità lorda è pari a 10.385,31 euro. E, anche in questo caso, si aggiungono diaria (3.500 euro), rimborso forfetario delle spese generali (1.650 euro mensili), rimborso delle spese per l’esercizio del mandato (2.090) e, come nel caso di Montecitorio, assistenza sanitaria e assegno di fine mandato.
Parliamo, dunque, di una retribuzione decisamente più alta anche di quella che spetta ai nostri europarlamentari. La retribuzione lorda mensile in questo caso, a norma dello statuto unico, è pari a 8.611,31 euro (a luglio 2017). Essa è a carico del bilancio del Parlamento ed è soggetta a un’imposta dell’Ue ed a una serie di contributi assicurativi, al netto dei quali la retribuzione scende a 6.710,67 euro. E anche in questo caso le indennità sono piuttosto variegate: spese di viaggio, la cosiddetta “indennità di soggiorno”, indennità di spese generali (pari a 4.416 euro), spese mediche e, anche in questo caso, indennità di fine mandato. Nulla in confronto, tuttavia, al Parlamento italiano. Vedremo ora cosa accadrà dopo le parole dei Cinque stelle. Quel che è certo, però, è che, visti i numeri, sarebbe proprio l’ora di darci un taglio. Deciso.