La prefettura dà ragione a Casapound: “Via bandiera pace dal Comune”
Disobbedienza civile. Ancora una volta. Il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, tra gli iscritti del progetto politico “Italia in Comune” di cui fanno parte colleghi come Luigi De Magistris e Federico Pizzarotti, conferma ancora una volta la sua vocazione a non rispettare la legge.
Dopo essersi autodenunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in sostegno al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e dopo avere scritto una provocatoria lettera a Matteo Salvini invitandolo a sgomberare la sede romana di Casapound, ora Pascucci sfida il prefetto di Roma. Che, in una comunicazione del 28 dicembre, lo ha invitato a fare una cosa semplicissima: rispettare la legge.
“La bandiera della pace” esposta dal sindaco sulla facciata del palazzo comunale “andrà issata in posizione distante e ben separata dalle bandiere istituzionali”. Infatti, secondo la legge, “non è consentito affiancare” al Tricolore, alla bandiera dell’Europa e ad altri simboli istituzionali “ulteriori vessilli che non siano espressione di enti o amministrazioni pubbliche”. Ma come riporta Repubblica, Pascucci non ci sta e attacca: “La bandiera è già separata. Se Salvini e il prefetto vogliono che la tolga vadano prima da Casapound a sgomberare la sede di Roma che il partito neofascista occupa da anni. E dopo ci preoccupiamo della bandiera della pace”. La vicenda risale alla fine di ottobre, quando il circolo di Casapound di Ladispoli ha segnalato alla Prefettura di Roma, Paola Basilone, la presenza davanti al Comune di Cerveteri di una bandiera della pace accanto a quelle istituzionali.
Nelle ultime ore, Pascucci si è iscritto alla lista dei sindaci di tutta Italia mobilitati contro l’applicazione del decreto sicurezza. E in un’intervista a Radio Cusano Campus ha sfidato Matteo Salvini: “Il segretario della Lega dice che ne risponderemo legalmente? Ho già fatto altri atti di disobbedienza civile e ne ho sempre risposto. Ho giurato sulla Costituzione, non sullo statuto della Lega o su quel vergognoso contratto di governo”.
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