Al Qaeda: “La donna può uscire di casa solo per estrema necessità”
Al Qaeda ha pubblicato poche ore fa il tredicesimo numero di Beituki, magazine dedicato alle donne musulmane. Beituki, che in italiano potremmo tradurre come “La tua casa”, è stato pubblicato per la prima volta il primo dicembre del 2017. L’opera nasce per colmare il vuoto lasciato dalle pubblicazioni dello Stato islamico come Dabiq e Rumiyah. Numerose opere jihadiste sono disponibili integralmente in diverse piattaforme. Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela.
La leadership jihadista si basa oggi su un nutrito numero self-starters e fanatici opportunisti che traggono ispirazione prevalentemente dalle guide disponibili sulla rete. Tuttavia esiste anche un’altra letteratura parallela a quella periodicamente pubblicata. I testi di propaganda sono stati ritenuti spesso fuorvianti, ma dovrebbero essere intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza. Parliamo dell’importanza nel discernere i segnali insiti nella propaganda terroristica, cercando così di colmare l’Imagination Gap. È proprio quell’incapacità di immaginare l’inimmaginabile che continua, ancora oggi, a minare gli sforzi nell’elaborare una efficace prevenzione.
Beituki: “Armiamoci di una buona lettura”
Beituki è un magazine a colori che si discosta totalmente dalle immagini forti contenute nella produzione jihadista classica disponibile sulla rete. Cuoricini, bimbi, pappine, lettere d’amore, arredamento e ricette su Beituki prendono il posto alle decapitazioni ed alle guide per compiere attentati. L’opera consta di diverse rubriche attestandosi solitamente sulle venti pagine (diciannove nel tredicesimo numero) per una veloce lettura. I tredici numeri possono essere ancora oggi consultati o scaricati da chiunque e con estrema facilità su diverse piattaforme. Il linguaggio è semplice, il riferimento religioso non è mai invasivo, costante l’utilizzo dei pronomi. Potremmo definire Beituki come una rivista di life-style con sfumature jihadiste. Rispecchia la visione conservatrice di al Qaeda sul ruolo della donna. La rivista va quindi intesa come una risposta alle direttive dello Stato islamico che contempla l’impiego delle donne in prima linea. Prima che lo Stato islamico perdesse Mosul, centinaia di donne armate con cinture esplosive si gettarono contro le forze irachene. In Beituki, al Qaeda non presenta mai donne armate. Mostra invece case immacolate ed arredate con sedie in mogano, pile ordinate di piatti e bambini sorridenti in preghiera.
Le spose jihadiste
Su Beituki al Qaeda elargisce consigli alle donne, sempre chiamate spose jihadiste. E’ un accorgimento letterale essenziale che si contrappone al santo guerriero: gli autori riconoscono l’importanza della donna quando questa opera all’interno del nucleo familiare. La sposa jihadista non deve mai allontanarsi dal suo tradizionale ruolo di donna musulmana come capo della sua famiglia in assenza del marito. Contrapponendo la sposa jihadista al santo guerriero, al Qaeda riconosce il ruolo attivo del marito in battaglia e l’indissolubile destino della donna legata alla causa.
La rosa di al Qaeda
La rosa è solitamente utilizzata come metafora letteraria della perfezione, della bellezza e dell’unicità. Nella cultura araba può raffigurare l’amato (mondano o spirituale), il principe o il Profeta. Nell’immaginario della poesia persiana, ad esempio, alla rosa è associata la figura dell’usignolo. Rosa e usignolo rappresentano gli amanti per eccellenza: La rosa è bella, orgogliosa e spesso crudele (possiede le spine), mentre l’usignolo canta senza fine mostrando eterna devozione. Si tratta di una metafora che rappresenta l’amore spirituale e terreno, il desiderio dell’anima di unirsi a Dio. Fin dal primo numero Beituki ci aveva abituato ad una grafica smielata con rubriche impreziosite da cuoricini ed ali. Decorazioni rimosse per la prima volta nell’ottavo numero pubblicato lo scorso luglio. Così come avvenuto nel quarto numero di al-Haqiqa, dall’ottava uscita di Beituki l’impostazione grafica ed i contenuti sono stati ricalibrati. Le nuove impostazioni grafiche adottate per Beituki (fiori e rose) sono molto più sobrie, ma calibrate per il pubblico di riferimento.
Si tratta di un’esigenza operativa. Cuoricini ed ali sono certamente elementi di un contesto romantico universalmente riconosciuto. Tuttavia potrebbero instillare dei pensieri di libertà di pensiero non consoni con l’idea di donna di al Qaeda. La copertina dell’ottavo numero, ad esempio, era dedicata alla “Rosa della casa”. Fiori e rose che ritroviamo in maniera opprimente quasi in ogni pagina del nono numero diffuso il 13 settembre scorso. Rosa che ritroviamo singolarmente a pagina cinque del decimo numero di Beituki ed a chiusura degli ultimi tre numeri. Si tratta di un subdolo stratagemma. Una rosa per crescere necessita di acqua e sole (la fede, “poiché senza acqua anche il fiore più bello appassisce”), ma non dovrà mai abbandonare il luogo (la casa ed il suo destino) dove è stato piantato. In quella rosa vi è l’intera visione della donna per al Qaeda ed il suo grado di appartenenza ed importanza nella scala gerarchica familiare. E’ il concetto del paradiso sulla terra, espresso fin dal primo numero di Beituki e costantemente riproposto seppur con diverse sfumature.
“Una donna può uscire di casa?”
In Beituki sono presenti consigli (sarebbe meglio definirle istruzioni) semplici ed immediati. Lo stesso approccio di Abdullah bin Mohammed, uno dei migliori strateghi di al Qaeda ed autore della dottrina dei livelli. Nel tredicesimo numero troviamo le rubriche Metodi per risolvere le controversie coniugali e Temere Dio e migliorare i rapporti di coppia. Nella rubrica Tecnologia ed istruzione dei bambini, al Qaeda suggerisce alla sposa jihadista di istruire i propri figli e così abituarli alla purezza del suono in modo tradizionale.
Nella rubrica Quando uscire di casa, al Qaeda spiega che ad una donna è consentito lasciare la propria abitazione, ma soltanto se si rispettano alcune regole.
“La donna può lasciare la propria dimora in caso di bisogno necessario, ma sempre dietro consenso del marito. In ogni caso la sposa jihadista che lascia la propria abitazione dovrà farlo con un abbigliamento consono che copra integralmente il suo corpo a protezione della sua integrità morale”. La rubrica è probabilmente una risposta all’opuscolo “Conditions for a correct Hijab” pubblicato lo scorso novembre dalla casa editrice Maktabah al-Himmah, canale satellite dello Stato islamico. Ai terroristi non interessa proprio nulla dell’abbigliamento: Loro unico scopo è annullare la donna, relegandola ad oggetto domestico di consumo.
Ben due pagine del tredicesimo numero di Beituki sono state dedicate al Pollice in bocca nei bambini: significati e rimedi. Il contenuto di queste rubriche non deve trarre in inganno. Questi contenuti, apparentemente innocui, sono concepiti per ricordare alla sposa jihadista il suo ruolo su questa terra dedito al servizio del santo guerriero ed alla giusta crescita della sua prole. Poiché “non finiscono mai i doveri di una sposa jihadista”.
Stranamente assente nel tredicesimo numero la sezione culinaria nella rubrica La pappa dei i giovani leoni. Al Qaeda spiega che “il più alto onore per una sposa jihadista è quello di crescere i futuri guerrieri”.
Il testo si ispira all’approfondimento Mia dolce sorella, come passerai il tuo tempo in questa epoca? pubblicato nel secondo numero di Al-Haqiqa (La Verità), sempre di al Qaeda.
“Una donna giusta, trascorre il suo tempo libero recitando il Corano, ricordando Allah senza menzogna e rifiuto. Non vi è impegno che possa impedire alla donna di dedicarsi ad Allah. Se la donna è coraggiosa, insegnerà il coraggio ai suoi figli. Se misera, lo saranno anche i suoi figli. Se caritatevole, anche i suoi figli lo saranno. La donna è responsabile dell’atmosfera familiare. Se giusta, i suoi figli cresceranno sani, forti e senza vizi. In caso contrario saranno malati. La donna ha un grande potere: potrebbe compiere tutti i crimini del mondo o essere artefice dell’amore puro. La donna è la chiave di tutto. Può rendere misero il marito o felice e giusto con delle semplici parole. E’ la donna a rendere il marito amabile o un essere spregevole. La donna è la metà dell’uomo. La donna credente è quella che trasmette fede, purezza, virilità e coraggio all’uomo e ad i suoi figli. Sorelle mie, dobbiamo preparare i nostri figli per il martirio, la virilità, la jihad. La battaglia dell’Islam continua, da dove otterremo gli uomini per combatterla? Da voi, dalle vostre case. Siete voi a produrre gli uomini”.
Beituki: La promessa degli innamorati
La rubrica dedicata alle Lettere degli innamorati, una presunta corrispondenza tra i guerriglieri al fronte e le proprie mogli rimaste a casa ad aspettarli (o meglio ad attendere il loro destino previsto dal piano celeste), negli ultimi tre numeri di Beituki è stata sospesa. E’ stata soppiantata da una nuova romantica rubrica dedicata alla promessa che lega il santo guerriero alla sposa jihadista. Al Qaeda riconosce il fondamentale ruolo della donna quando questa opera all’interno del nucleo familiare. La sposa jihadista non deve mai allontanarsi dal suo tradizionale ruolo di donna musulmana come capo della sua famiglia in assenza del marito. Contrapponendo sposa jihadista al santo guerriero, l’autore riconosce il ruolo attivo del marito in battaglia e l’indissolubile destino della donna legata alla causa.
Le altre rubriche del tredicesimo numero di Beituki
Assente la rubrica dedicata alle Spose jihadiste frustrate. La frustrazione va intesa come attesa che si compia il destino del marito. Nel pensiero jihadista le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. La rubrica forniva rassicurazioni e spiegazioni filosofiche al concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita. Nella rubrica L’amore è nell’aria sono presenti diversi consigli per alleviare le sofferenze in battaglia del santo guerriero “che non vuole altro che morire per la jihad”. Per il jihadista, il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra.
Rimosso il distorto approfondimento storico
Nei primi otto numeri di Beituki è presente un approfondimento storico, solitamente un riferimento alle crociate solitamente inserito a chiusura del numero. Ad esempio nell’ottavo numero è raffigurata la cavalleria islamica. Non si tratta di una svista, ma di una precisa tecnica per indicare il ruolo delle donne (chiamate strategicamente madri) che hanno cresciuto seguendo le regole di al Qaeda dei guerrieri vittoriosi. La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica. Con il termine crociati, i jihadisti identificano tutti i nemici dell’Islam. L’ossessivo utilizzo della parola nei testi è strutturato per rendere sempre viva nella mente nei lettori il ruolo dell’Occidente come storico invasore e nemico religioso. Poiché non esiste distinzione (il contenitore crociato annovera tutti i nemici), si rendono implicitamente colpevoli anche i civili, rei di supportare e legittimare qualsiasi tipo di conflitto contro l’Islam. Ecco perché anche i crociati civili diventano obiettivi legittimi di una guerra. Nelle nozioni storiche date ai lettori, la letteratura jihadista spiega che i crociati sono sempre stati sconfitti nel tempo nonostante i loro diversi tentativi di soggiogare l’Islam. Il termine, quindi, rientra in un preciso messaggio di speranza, lotta e vittoria ciclica. Dichiarando gli occidentali come crociati si legittima la battaglia contro coloro che vogliono conquistare la terra della fede, screditando tutti i loro sforzi bellici.
Negli ultimi cinque numeri i riferimenti storici (distorti) sono stati rimossi. La storia, seppur distorta, è conoscenza. Quest’ultima suscita la ricerca: Al Qaeda non vuole questo tipo di donna. Gli autori di Beituki ricalibrano costantemente i contenuti. Ciò denota una lucida analisi del contesto.
Il ruolo delle madri nella storia dell’Islam
La storia dell’Islam è piena di donne forti, ma al Qaeda le ignora del tutto. Nusaybah bint Ka’ab, eroina del mondo musulmano, combatté in diverse battaglie, ma viene ricordata particolarmente per aver difeso il profeta Maometto nella battaglia di Uhud riportando dodici ferite. In numerosi testi è ricordata come “la guerriera che andò in battaglia quando molti fuggirono”.
Il binomio Beutiki /Al-Haqiqa
Alcuni passaggi della rubrica Tecnologia ed istruzione dei bambini sono stati estrapolati dall’articolo Going home at last pubblicato nel secondo numero di Al Haqiqa nel luglio del 2017. In Going home at last si elencano i motivi per cui i musulmani non sono i benvenuti in Occidente. La traduzione che ne segue è la più fedele possibile al semplicissimo (per contenuti e struttura) testo originale.
“L’islamofobia in Occidente è incoraggiata e la violenza risultante contro i musulmani viene ignorata o negata. Per evitare l’umiliazione quotidiana molti fratelli e sorelle nascondono o addirittura rinunciano alla loro fede. La Jihad è un obbligo permanente fino alla fine del mondo. L’Occidente è troppo peccaminoso per allevare una famiglia di mujahedin. Immaginatevi in qualsiasi centro di una città occidentale, cosa vedreste? Infiniti negozi con una moltitudine di gente che non va da nessuna parte. Vi ritrovereste circondato di sconosciuti che non parlano, ma che si muovono come zombie, guardando gli schermi dei loro telefoni cellulari. O, forse, la prima cosa che vi viene in mente sono le luci, le pubblicità immorali: acquistare questo, acquistare quello, acquistare più cose che non hanno alcuna utilità. Poi c’è quel rumore. La loro musica proveniente da bar e negozi che cercano di attirare persone. Immaginatevi in queste città il sabato sera. Cosa vedreste? Probabilmente molti giovani saranno irritabili ed aggressivi perché bevono e si drogano per tutta la notte. Le loro inutili vite vuote. Insultano gli anziani, creano risse o passano il tempo a fissare le ragazze che si vestono senza vergogna. Quelle gonne corte, i jeans stretti espongono i loro corpi mentre si truccano e si sistemano i capelli, per ottenere attenzione dal mondo maschile. Questi sono soltanto alcuni esempi dell’Occidente decadente. Le democrazie occidentali affermano che la gente è responsabile e libera nell’esprimere una loro preferenza politica. Tuttavia, ogni nuovo governo eletto continua la medesima linea politica del precedente. E quella gente insensata continua a vivere sotto il loro controllo. In questi paesi l’individuo è il punto centrale di tutto: pensano di avere il diritto di essere felici, di avere successo, di essere importanti. La proiezione dell’individuo medio occidentale è solo una invenzione della loro falsa vita perfetta che non esiste”.
Si menziona la storia di un certo Abu Muhammad, un occidentale convertito che “ha lasciato il suo buon lavoro e gli amici per raggiungere la Siria”.
“Divenuto attento nella fede, ha iniziato a farsi crescere la barba. Non si è nascosto da nessuno, nonostante le difficoltà per i musulmani che vivono in Occidente. Tutto quello che devi fare è credere nella Hijrah così da intraprendere il cammino di Allah”.
L’appello ai convertiti
“Gli occidentali che migrano in Siria non saranno umiliati, ma troveranno persone che parlano e pensano come loro. Non più distrazioni e corruzione. Dovrete stare attenti poiché ci sono spie ovunque, ma superati alcuni controlli, i nostri fratelli vi diranno cosa fare fornendovi tutto il necessario. Appurata la vostra fede, vi forniremo tutte le informazioni affinché possiate attraversare la frontiera in sicurezza. I nostri controlli sono ben più efficaci di quelli dell’Isis. Vi preghiamo di non avventurarvi da soli. Rischiate di essere ingannati da coloro che vogliono solo il vostro denaro. Nel peggiore dei casi, sarete catturati, arrestati, torturati o uccisi”.
Going home at last, così come ogni testo di radicalizzazione, va interpretato e non tradotto in senso letterale. Al Qaeda, in modo più o meno velato, comunica che la ramificazione delle cellule in Occidente è forte, garantendo sulla incolumità di colui che “abbraccia la fede”. Il passaggio sull’attenzione degli occidentali, definiti zombie, potrebbe avere diverse implicazioni. L’utilizzo di diverse parole occidentali, nonostante il disprezzo, è voluto e non casuale.
Il ruolo della donna nello Stato islamico: Le differenze con al Qaeda
Negli ultimi numeri della defunta Rumiyah, gli autori dedicarono ampio spazio alle donne. Nell’approfondimento La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge contenuto nel nono numero di Rumiyah, gli autori ricordano la benedizione ricevuta nel vivere e crescere nello Stato islamico. Il titolo tradisce il reale contenuto. Si colloca nella narrativa apocalittica.
“Ogni donna a cui Allah ha concesso la benedizione di nascere nello Stato islamico, dovrebbe trarre vantaggio da questa grazia eccezionale, non concessa a molte altre. Le donne dovranno impegnarsi nel crescere i propri figli nel modo a cui piace al loro Signore ed a beneficio della Nazione islamica. La prima cosa che la donna musulmana dovrà insegnare ai propri figli è la frase della testimonianza suprema: Non c’è dio al di fuori di Allah, Muhammad è il Messaggero di Allah. Subito dopo dovrà insegnare al bimbo i tre principi: Chi è il tuo Signore? Qual è la tua religione? Chi è il tuo Profeta?. Sono domande che dovranno stabilire la creazione dei suoni puri (non blasfemi) per il bambino, schiavo di Allah. Il Creatore dovrà essere temuto, mentre il bimbo dovrà capire che sarà sempre osservato. Prima di dormire, dovrà dire:Allah mi è testimone, Allah mi vede, Allah è con me. La grazia più grande che una donna possa ricevere, è quella di avere figli da crescere con un marito mujahide. Cresceranno abituati a vedere armi ed attrezzature”.
Inizia un raro passaggio, molto tecnico. In realtà il significato di tale testo andrebbe profondamente tradotto poiché non va interpretato in senso letterale.
“Fucili d’assalto e di precisione. Indumenti tattici, proiettili, granate e cinture esplosive. Sono disponibili diversi video che spiegano con sequenze semplici il loro letale utilizzo. Il cucciolo di Leone, per l’amore della Jihad e con l’affetto del mujahidin, coltiverà l’odio verso i nemici. A chi critica le donne di aver distrutto l’infanzia e l’innocenza dei propri figli, rispondiamo che è l’onore più grande è quello di lottare davanti ad Allah”.
Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi. Il leone è una figura importante per l’arte e la cultura islamica. Evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l’agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio.
La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge pubblicato su Rumiyah, ricorda quello delle fiabe. Da rilevare che i racconti fanno parte dell’educazione fin da quando il narratore delle comunità tribali raccontava la sera le gesta degli eroi del passato con riferimenti al Corano. E’ una precisa tecnica per un target specifico.
Toni forti nell’approfondimento Siate un sopporto non un ramo secco del decimo numero di Rumiyah, si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio. E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.
“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.
Nell’approfondimento Il viaggio nel sentiero spinoso contenuto nell’undicesimo numero di Rumiyah, si ribadisce che la scelta della jihad è un percorso di fede senza compromessi, nell’osservanza degli obblighi rituali di natura giuridica e politica e delle prescrizioni che regolano la conduzione della guerra santa. E’ dedicato alle sorelle che hanno avuto la fortuna di vivere nello Stato islamico.
“È giunto il momento di distinguere e separare le verità dalle bugie, i giusti dai malvagi, i credenti dagli ipocriti. Separare coloro che sono fermi nella loro fede da quanti perdono la speranza e si disperano. Quanti rimarranno giusti nella via testimonieranno la vittoria finale. Invito le nostre sorelle che hanno ricevuto la grazia di vivere nello Stato islamico di essere paziente e continuare a credere. Lungo il nostro viaggio dovremo affrontare e superare prove e difficoltà. Il sentiero di spine che stiamo solcando non è la fine, ma solo l’inizio che ci porterà alla vittoria finale. Siamo pronti a soffrire? Le nostre anime sono pronte al sacrificio supremo per il bene supremo? Saremo saldi in questo percorso di fede? Non esiste sentiero di spine che non può essere percorso, nè tragitto migliore per dimostrare la nostra fedeltà. Mie amate sorelle, i vostri ruoli e le vostre responsabilità non sono finite, ma aumentate. E’ giunto il momento di risvegliarci dal sonno di inosservanza e dirigerci i nostri reali obiettivi”.
L’indice di Beituki: Mai cambiato fin dal primo numero
Il valore di Beituki non andrebbe sottovalutato. E’ certamente uno strumento per la propaganda interna (non è stato mai tradotto in inglese) strutturato sulla visione conservatrice di al Qaeda della donna. Ad esempio l’indice utilizzato fin dal primo numero. Il fine è evidente: identificare la lettrice. Degli otto personaggi presenti nell’artwork, soltanto la donna è collocata al centro. La lettrice deve identificare se stessa. Quella che sembra una foto di famiglia non deve trarre in inganno: la donna è in ginocchio non a beneficio del contesto virtuale, ma in segno di sottomissione. La donna è al servizio della causa jihadista per servire il marito, accudire i figli ed abituarli alla purezza del suono. La centralità della sua posizione non deve trarre in inganno: è un subdolo riferimento al suo ruolo confinato tra mura, figli e marito.
In Beituki un indirizzo di al Qaeda
Ultima pagina del 13° numero di Beituki. Troviamo la solita rosa per un concetto che abbiamo ben spiegato in precedenza ed un testo che recita testualmente: “Potete contattarci a questo indirizzo tramite il programma Telegram “. Abbiamo identificato questo indirizzo per la prima volta lo scorso giugno a corredo di alcune opere di al Qaeda diffuse sulla rete. Il primo novembre scorso l’indirizzo è stato inserito per la prima volta nell’undicesimo numero di Beituki. Si tratta di un indirizzo registrato sul programma di messaggistica istantanea Telegram. L’indirizzo risulta attivo. Queste non sono informazioni confedenziali considerando che chiunque potrebbe prenderne visione disponendo soltanto di un dispositivo connesso ad internet. Tuttavia rileviamo l’estrema facilità con la quale chiunque, letteralmente chiunque, potrebbe tentare di inviare un qualche tipo di messaggio ad un indirizzo inserito in una produzione ufficiale di al Qaeda. Tutte queste informazioni sono disponibili sulla rete.
Il vero significato di Beituki: rivisto il concetto di libertà
Al-Haqiqa e Beituki sono due nuovi strumenti di propaganda plasmati sul moderno contesto internazionale e sulle mutate esigenze di al Qaeda: colmano le lacune della letteratura dello Stato islamico, ormai concentrato su al-Naba. E’ un approccio certamente diverso da quello adottato per Inspire o Rumiya, intesi come veri e propri manuali di guerra. Mutati contesti operativi impongono una diversa letteratura di supporto. Al Qaeda apporta costantemente delle intelligenti calibrazioni per Beituki. Rubriche e grafica che avrebbero potuto instillare sentimenti contrastanti nelle lettrici sono state rimosse al posto di inserti immediatamente riconoscibili e difficilmente interpretabili. Il tredicesimo numero mantiene un semplice ed immediato stile linguistico, il medesimo che avevamo identificato nei numeri precedenti, ma si tratta du un’opera molto sempre più matura e raffinata. Beituki si pone tra le produzioni di propaganda dell’intero panorama jihadista meglio curate degli ultimi mesi. E’ certamente opera di uno o più professionisti, probabilmente i medesimi dietro al-Haqiqa.
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