Il reddito sfugge di mano. Lo prenderanno persino 200mila famiglie straniere
Sarebbero duecentomila i nuclei familiari stranieri che presto potrebbero ricevere il reddito di cittadinanza.
Dopo gli annunci («solo agli italiani»), le smentite («anche agli stranieri» e le retromarce («non a tutti agli stranieri») il governo gialloverde, soprattutto la sua componente leghista, deve fare i conti con i rischi di illegittimità. Ed ecco che le promesse di Salvini di riservare il sussidio agli italiani tramontano definitivamente dopo essere già state in parte sconfessate dall’alleato Di Maio.
Una bozza di relazione tecnica del provvedimento, circolata in questi giorni e non ancora smentita, calcola in 1,3 milioni i nuclei familiari che beneficeranno di reddito e pensione di cittadinanza – a fronte degli 1,8 milioni che vivono sotto la soglia di povertà – «compresi quelli di stranieri se residenti da almeno 5 anni e in possesso di permesso di soggiorno». La metà, dunque, dei dieci anni inizialmente annunciati proprio da Di Maio.
Una prima stima definisce la platea potenziale di beneficiari in circa duecentomila famiglie straniere. Resta da capire, in attesa del testo del decreto previsto per metà gennaio, se questi siano i soli nuclei che avrebbero i requisiti per accedere all’integrazione del reddito così come immaginata dai legastellati. La platea degli aventi diritto infatti potrebbe essere più numerosa se si pensa che sono 900mila gli extracomunitari che vivono in Italia da un periodo compreso tra i cinque e i dieci anni, secondo i dati Istat aggiornati al 1 gennaio 2018, e a cui si aggiungono 568mila cittadini comunitari.
D’altronde gli stessi paletti sono in continua evoluzione tra la necessità di far quadrare i conti (7 miliardi a disposizione nel 2019) e quella di prevenire furbetti che macchierebbero la misura bandiera dei cinque stelle. Finora si sa che partirà ad aprile, per accedervi si dovrà avere un Isee di massimo di 9.360 euro, e conterà anche il reddito dell’intera famiglia (il limite è fissato a 12.600 euro). Il patrimonio immobiliare non potrà superare i 30 mila euro, il conto banca i 6 mila euro, fino a 10mila euro per un nucleo di tre persone. E ancora, non bisogna possedere auto o moto immatricolate nei sei mesi antecedenti la domanda. Niente seconde case, mentre il reddito sarà modulato anche in base al possesso o meno di un’abitazione (dalla somma verrebbe scalato il contributo per l’affitto). Tutta la famiglia dovrà rispettare il patto di collaborazione e gli obblighi connessi alla fruizione del reddito.
Ma è il limite dei cinque anni di residenza per gli stranieri a essere il più a rischio vista l’alta possibilità di ricorsi. Non a caso era stato lo stesso Di Maio a parlare di dieci anni di residenza salvo poi abbassare il limite proprio per schivare problemi di incostituzionalità. Ma anche questa nuova soglia traballa. Altre restrizioni simili in tema di prestazioni sociali sono già state bocciate più volte dalla corte di giustizia europea, come bonus bebè e contributi all’affitto, in virtù del diritto alla parità di trattamento per i cittadini extra Ue garantita da una direttiva comunitaria. E continuano a piovere pronunciamenti dei tribunali italiani che condannano l’Inps e riconoscono agli stranieri il diritto ai bonus a prescindere dalla durata del loro permesso di soggiorno.
Senza contare che secondo l’Istat su cinque milioni di poveri assoluti in Italia, gli stranieri sono 1,5 milioni, il 31,8 per cento del totale.
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