L’ipoteca su Iva e accise 51 miliardi di rincari nascosti
Manovra avanti con difficoltà, tra la necessità di giustificare le misure spuntate dopo l’accordo con la Commissione europea – ad esempio gli aumenti di Iva e accise a partire dal 2020 – e le proteste delle opposizioni per un iter più che blindato.
Oggi il governo presenterà ufficialmente il maxi emendamento nell’aula del Senato. Le modifiche alla legge di Bilancio proposte dal governo e maggioranza sono rilevanti, cambiano radicalmente la manovra approvata dalla Camera. L’emendamento non comprenderà il reddito di cittadinanza e Quota 100, misure che entreranno in un decreto ad hoc collegato alla manovra. Ma ci sarà il fondo per finanziare le due misure di bandiera di M5s e Lega, ridimensionato per il 2019.
Ci sono gli aumenti Iva. Nessuno si aspettava che il governo Conte sterilizzasse gli aumenti dell’imposta indiretta anche per il 2020 e il 2021. Le clausole di salvaguardia si trascinano da quasi 10 anni e quattro governi. Tutti hanno sempre risolto il problema optando per la soluzione last minute della legge di Bilancio. L’accordo tra l’esecutivo gialloverde e la Ue prevede che nel 2019 non ci siano aumenti dell’imposta su beni e servizi.
Ma sul 2020 e il 2021 prevede rincari più pesanti. Aumenti per 23 miliardi il primo anno e 28 nel successivo, a causa dell’aliquota agevolata (quella applicata alla ristorazione e a molti generi alimentari) che passerà dal 10 al 13% dal 2020 e quella ordinaria che aumenterà dal 22% al 25,2%. Aumenti anche per le accise. Circa 400 milioni in più nel 2020 dai carburanti (gli stessi che il governo vorrebbe disincentivare). Sono aumenti superiori rispetto a quelli previsti dalle clausole in vigore. Ma ieri il governo ha negato che ci sia l’intenzione di fare scattare veramente i rincari. «Non l’abbiamo aumentata quest’anno, e non l’aumenteremo il prossimo», ha assicurato il vicepremier leghista Salvini. Il leader M5s e Luigi Di Maio ha puntualizzato che «le clausole di salvaguardia si attivano se non tornano i conti ma i conti torneranno». Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti sono «un escamotage contabile praticato da decenni che l’Europa, rendendosi conto della rigidità di questi numeri, in qualche modo acconsente».
Altre voci in entrata che diventano importanti, la dismissione degli immobili che consentirà allo Stato di incassare 950 milioni il prossimo anno. Poi la web tax al 3% per i colossi globali del web i cui ricavi non siano inferiori a 750 milioni. Poi l’aumento delle tasse nel settore dei giochi. «Proibizionismo» e un «regalo alle mafie» per una manovra «in stile vetero socialista», secondo l’Istituto Milton Friedman.
Contro la manovra anche i vescovi italiani. La Cei si è schierata contro la cancellazione per il mondo no profit dello sconto del 50% sull’Ires, l’imposta sui redditi delle società. Confedilizia ha puntato i fari sullo sblocco dei tributi locali. Secondo il presidente Giorgio Spaziani Testa metterà a rischio i contratti di affitto concordati.
Il fisco, insomma, sarà un tema cruciale nei prossimi mesi. Per ora ai contribuenti è arrivata una buona notizia, il via al consueto blocco delle cartelle esattoriali per le feste. Fino al 6 gennaio 255mila notifiche resteranno in stand by.
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