Chiude il centro accoglienza di Conetta, esulta pure la Polizia
Il centro accoglienza di Conetta (Venezia), uno degli esempi più squallidi dell’accoglienza italiana, chiude.
“Data storica”, fa sapere Mauro Armelao, segretario generale regionale Fsp Polizia di Stato. Un centro aperto il 24 luglio 2015 che in tre anni ne ha viste di tutti i colori: rivolte, liti, proteste, teste rotte, falò, morti, poliziotti e carabinieri in prima linea, migranti accatastati in tende da circo e sporco e sudiciume ovunque.
Un centro che ha conosciuto picchi di oltre 1600 richiedenti asilo, decisamente troppi, per un paesello sperduto nei campi di appena 197 abitanti. Quindici etnie diverse racchiuse dentro quell’ex base militare di via Rottanova: Nigeria, Guinea, Zambia, Senegal, Mali, Costa D’ Avorio, Bangladesh, Pakistan, Afghanistan, Sierra Leone, Somalia, Etiopia, Congo, Ghana e Camerun. Per fare un menù che andasse bene per tutti, ci vollero sei mesi.
Oggi gli ultimi richiedenti asilo, fa sapere la prefettura sono stati trasferiti altrove: chi in altre province venete, chi (146) nell’intero territorio nazionale. “Completate le operazioni di svuotamento del centro accoglienza straordinaria di Cona – dicono dal palazzo prefettizio – la conseguente chiusura del centro, secondo quanto disposto dal ministero dell’Interno è stata possibile grazie all’attività svolta da mesi dalla prefettura, con il ricollocamento dei migranti accolti in altre strutture del territorio provinciale, nell’ambito di un progetto che privilegia l’accoglienza diffusa”.
E infatti esulta anche il sindaco Alberto Panfilio, che in questi anni ha sopportato il peso della mala gestione di questi migranti. Un centro che era nelle mani della ormai nota cooperativa ex Ecofficina, ora Edeco, già indagata per truffa, maltrattamenti, falso e anche associazione per delinquere nella frode di pubbliche forniture.
Ma soprattutto esultano i cittadini. “Conetta libera”, scrivono nei social. “Suoniamo le campane a festa”, scrive qualche altro. Ed esulta anche la polizia di Stato che in questi tre anni è sempre stata in prima linea nell’affrontare l’emergenza profughi soprattutto nel veneziano, dapprima con il commissario capo di Chioggia, Antonio Demurtas e poi nell’ultimo anno con il commissario capo Rosario Gagliardi.
“Il 20 dicembre diventerà una data storica per tutta la comunità di Cona e anche per noi forze dell’ordine – dice Armelao Fsp Polizia di Stato – che da tre anni e mezzo ormai, siamo stati impegnati in maniera considerevole per garantire la sicurezza nella frazione di Conetta e non solo, in quella che è stata il simbolo dell’emergenza profughi in Italia. Una polveriera di 1600 profughi in una frazione che conta appena 190 abitanti. Ma finalmente, ora, con il cambio di governo, le politiche dell’accoglienza sono cambiate. Oggi che sono stati ricollocati gli ultimi profughi, ci sentiamo di ringraziare il ministro Salvini per aver compreso la pericolosità di un simile assembramento di persone di etnie e religioni diverse, e di aver deciso di chiudere l’ex base, che per noi forze dell’ordine e per i cittadini diventerà il simbolo dei sacrifici e della pazienza che per tre anni e mezzo ci hanno accompagnato. Grazie anche ai cittadini di Conetta che in questi anni ci hanno voluto bene trattandoci come dei figli, un esempio tra tutti la Pro Loco, aiutandoci nei momenti di difficoltà anche solo per darci un bicchiere d’acqua fresca d’estate sotto il sole in servizio di ordine pubblico, o un tè caldo d’inverno quando la temperatura scendeva sotto lo zero. Mai più una Conetta, mai più una gestione simile”.
E il plauso arriva anche dal governatore del Veneto, Luca Zaia. “Promessa mantenuta! – esulta su Facebook – da questa mattina è definitivamente chiuso il centro migranti di Cona, come stabilito un mese fa dal ministro Salvini. Era il più grande del Veneto. Oggi l’ex base militare, adibita a struttura di accoglienza per richiedenti asilo, chiude definitivamente. Dopo Bagnoli – altro grande centro accoglienza a pochi chilometri da Conetta, ora chiuso ndr – un altro impegno diventa realtà”.
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