Cade la prima testa tra i tecnici: si dimette la “manina” del Mef
Da tempo era sotto il fuoco incrociato del Movimento 5 Stelle. E oggi il capo di gabinetto del ministero dell’Economia Roberto Garofoli ha deciso di rassegnare le dimissioni.
Un passo indietro che destabilizza l’intero impianto del dicastero di via XX Settembre a poche ore dall’intesa tra il governo gialloverde e i vertici dell’Unione europea. Quella di Garofoli, secondo voci di corridoio, potrebbe essere infatti la prima testa dei tecnici invisi ai pentastellati a cadere.
Ex magistrato, arrivato al Tesoro con l’allora ministro Pier Carlo Padoan sotto i governi piddì di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, Garofoli è stato accusato dai pentastellati di essere “la manina” che aveva introdotto tra le pieghe della manovra economica una norma a favore della Croce Rossa. Al suo posto, accanto al ministro dell’Economia Giovanni Tria, potrebbero arrivare, a quanto apprende l’agenzia Adnkronos, Luigi Carbone, esperto di semplificazione amministrativa e già componente dell’autorità per l’Energia elettrica, o, secondo l’Huffington Post, l’attuale capo della Segreteria tecnica del Tesoro, Fortunato Lambiase. Nei prossimi giorni ci potrebbero essere altre defezioni. E tutte da parte di uomini vicini al ministro Giovanni Tria. Secondo il sito diretto da Lucia Annunziata, il capo del coordinamento legislativo del dicastero di via XX Settembre, Gerardo Mastrandrea e il suo braccio destro Michele Torsello sarebbero già pronti a fare un passo indietro.
“Mi dispiace molto lui all’inizio mi aveva detto che probabilmente voleva cambiare lo avevo obbligato a rimanere fino alla legge di bilancio. Domani parlerò con lui. Ora torna al suo mestiere nella Magistratura”, ha commentato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, parlando con i cronisti al Quirinale.