“Se Macron non se ne va, sarà guerra civile” Francia, siamo all’alba di una rivoluzione contro la feccia parassita
di Maurizio Blondet per Maurizioblondet.it
Non è bellissimo? Dopo il sabato incendiario di Parigi, riunione di crisi all’Eliseo. Macron e il suo ministro dell’interno hanno pensato a decretare lo stato d’emergenza. Poi hanno rinunciato. Ma per ordine del presidente,sono stati posizionati dei franchi tiratori sui tetti delle sedi delle “istituzioni”. L’Eliseo: il presidente non prenderà l parola “né stasera né domani. Il governo francese, che anche nei momenti migliori non ha rappresentato che il 20% del Paese, dichiara “nemico” suo proprio popolo: la garanzia di successo. Sul web sprecano le battute: “Conscio della gravità dell’ora, Emanuele Primo ha firmato il decreto di dissoluzione del popolo francese”. Immancabile l’evocazione (satireggiata da Brecht) della dichiarazione dei vertici comunisti della DDR dopo le rivolte operaie del 1953: «La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!»
Riflessi di Ancien Régime
Il fatto è che Susanna Camusso ha detto proprio la stessa cosa: senza ridere, ed oggi dicembre 2018 e non nel ’53, in un comunicato firmato CGIL: “Siamo un’organizzazione sindacale profondamente europeista (…). Mai come in questa fase si è determinata una distanza tra il pensiero dell’organizzazione e il pensiero dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentiamo e che hanno votato questo governo”…“sta a noi non indicare gli schieramenti per le prossime europee, ma indicare la distinzione tra chi ha in mente l’Europa come progetto e chi l’Europa vuole solo disfarla”
Insomma, “i lavoratori hanno sbagliato, serve un’alternativa” – ai lavoratori stessi . Camusso come Macron. E del resto come Mattarella & Dinastia, come Renzi, Brunetta e Berlusconi, come Bini Smaghi & Signora (“l’austerità fa crescere”): hanno assunto toni che ripetono, senza saperlo, i toni schifati contro la plebe, i lamenti e gli argomenti dell’Ancien Régime, meglio di ogni regime (come quello della Germania Est) quando giunge alla Fin de Régime, e la accelera da sé per cieca chiusura nella sua ideologia.
La cecità dei protagonisti è quella che colpisce di più in queste ore: cecità che rivela l’assoluta mancanza di leadership da parte dei “leader europeisti”, non solo Macron ma Merkel, Djisselbloem, i tedeschi del potere che hanno accumulato 10 anni di surplus imponendo a tutti l’austerità come cura.
Sempre più numerose le voci critiche
Eppure glielo stanno dicendo in tanti, in tutte le salse. “La Francia è profondamente spaccata. I Gilet Gialli sono solo un sintomo: le elites occidentali hanno a poco a poco dimenticato un popolo che sono incapaci di vedere”.
https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/dec/02/france-is-deeply-fractured-gilets-jeunes-just-a-symptom?CMP=Share_iOSApp_Other
“La seconda economia della UE è stata fatta convergere a forza verso la Germania – non ha più una politica monetaria sua né di cambio, è obbligata a non fare deficit- non le rimane che la svalutazione dei salari” (Coralie Delaume). Chi semina German Austerity, raccoglie tempesta.
Emmanuel Todd: “nulla è possibile fintanto che c’è una tale collettiva cecità nazionale sul male che ci uccide: la nostra adesione all’Unione Europea e l’euro.” Siamo soffocati dalla perdita di sovranità, che mette i francesi uno contro l’altro. »
Ormai cominciano a dirlo persino gli economisti del principe, anche quelli che prima dei Gilet Gialli tacevano.
‘L’austerità in Europa è stata un grave errore e la Bce dovrebbe continuare il Qe’. Parlano gli economisti di IIF
“ l’Unione Europea ha prolungato il suo piano di austerità di bilancio, impedendo agli Stati membri di avere un deficit superiore al 3% del Pil.
Inoltre l’Unione Europea ha costretto i paesi che ne fanno parte a ripagare i propri debiti nella fase di ripresa. L’esempio più drammatico è stato quello della Grecia, che ha continuato a seguire il programma di restituzione dei debiti all’Unione malgrado la sua economia si sia ridotta del 45% dal picco massimo a quello minimo. L’Unione Europea oggi sta cercando di costringere l’Italia a mantenere il suo deficit al di sotto dell’1,8% del Pil, malgrado l’economia del paese sia in fase di stallo a crescita zero.”
Un grave errore durato oltre 10 anni, cui dobbiamo cinque milioni di poveri, una generazione perduta, nessuna prospettiva – tutte sciagure evitabili. Ce lo dicono adesso perché è cominciata la rivolta.
Le elites tedesche non possono cambiare “narrativa”
Ma gli oligarchi europei, nella loro bolla protettiva, non sono capaci di accorgersi del proprio fallimento. Esattamente come i nobili dell’Ancien Régime, votati di lì a poco alla guillotine. Il ministro delle finanze olandese Vopke Hoekstra giunge a rallegrarsi delle sciagure di Macron, perche in tal modo la proposta francese di un bilancio comune della zona euro (il terrore dei nordici convinti che ci stanno mantenendo coi soldi loro) “si è trasformato da elefante a topolino, e il topolino è in gabbia”, per cui “il dibattito sulla riforma dell’eurozona va nella direzione olandese” e tedesca: ancora più austerità, nessuna spesa in deficit, insomma aggravare la recessione europea provocata dalle ricette tedesche.
https://fd.nl/economie-politiek/1280009/hoekstra-hervorming-eurozone-gaat-onze-kant-op
Nemmeno si rende conto che la riforma all’olandese (ossia alla tedesca) sta fallendo e porterà ad una spaccatura dell’euro, grazie alla tirchia ostinazione dei germanofoni.
“Le rivendicazioni dei Gilet Gialli, salario minimo (SMIC) a 1300 euro, rivalutazione delle pensioni di vecchiaia, non sono compatibili con la permanenza della Francia nella zona euro. Questa mobilitazione è OBBIETTIVAMENTE una mobilitazione contro l’euro”, avverte Jacques Sapir.
A Berlino, gli aspiranti a fare le scarpe a Merkel e sostituirla al cancellierato per continuarne la politica, non si accorgono che, senza aver dato niente a Macron, l’hanno indebolito, anzi minato al punto che come alleato (e servocomplice) è inutilizzabile. Alcuni accarezzano vaghi progetti di repulisti: cacciare quelli del Sud, che vogliono i nostri soldi attraverso la BCE, e fare una zona euro tedesco-tedesca. Per questo Djsselbloem incita i mercati a colpirci: “La zona euro dà il chiaro segnale che gli acquirenti di italiani titoli di Stato devono essere consapevoli del fatto che essi potrebbero non recuperare del tutto i loro soldi. Dovranno affrontare una rinuncia del debito, perché porterà inevitabilmente a un taglio” Il messaggio ai mercati per tutte le crisi future dovrebbe essere inconfondibile. “A differenza del passato, non ti compreremo più.” Pertanto, l’unione monetaria ha urgente bisogno di un codice di fallimento per gli stati”.
http://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/eu-jeroen-dijsselbloem-bringt-schuldenschnitt-fuer-italien-ins-gespraech-a-1241235.html
Ma non tarda il risveglio, almeno da parte di alcuni. Friedrich Merz, l’aspirante successore della Merkel, capo della finanziaria globale BlackRock per la Germania, in una conferenza alla CDU ammette: “Se la moneta euro finisce, siamo noi quelli che ne soffriremo di più. Avremmo una rivalutazione del 25%, non deve accadere”.
Heiner Flassbeck, un grande economista, esorta i compatrioti a piantarla con la derisione e la critica all’Italia : Se all’interno dell’Euro un paese è esposto alla speculazione esattamente come se nell’Euro non fosse mai entrato, che senso ha allora continuare a farne parte?
http://vocidallestero.it/2018/11/30/flassbeck-il-mercato-dei-capitali-quale-giudice-e-boia/
Il punto è che queste voci non hanno possibilità di cambiare le cose a Berlino, per un motivo: “Anche un piccolo passo indietro dalla narrativa pro-austerity che hanno venduto alla loro popolazione indebolirebbe la posizione politica delle elites tedesche.
Infatti, “dall’inizio della crisi, la posizione della Germania è stata quella di difendere l’austerità come l’unica via d’uscita. Ciò significava “sacrifici” per tutti in Europa: non solo per le popolazioni dell’Europa meridionale, ma anche per la classe operaia tedesca, che ha visto una forte deregolamentazione del mercato del lavoro, precarizzazione, e perdita di potere d’acquisto. La narrativa ideologica venduta alla classe operaia tedesca fu che il progetto europeo sarebbe collassato se avessero salvato gli europei del sud, la cui situazione di debito se l’erano cercata da soli, spendendo al disopra dei propri mezzi e della loro scarsa produttività. Presto s’è visto che l’austerità non risolve alcun problema economico e finanziario – li approfondisce : e lo prova il fatto che il debito è cresciuto in relazione al PIL in tutti i paesi che praticato la prescritta austerità. Ma per la dirigenza tedesca, riconoscere ciò significa riconoscere che l’azione economica e politica imposta dalla Germania è fallimentare ed ha ottenuto il contrario dei risultati promessi. Peggio: sarebbe ammettere che i sacrifici imposti alla classe operaia tedesca, erano in realtà vani e non necessari”.
Conclusione: “Le élite tedesche sono quindi disposte a lasciare l’euro crollare (o trasformarlo in qualcos’altro – una valuta esclusivamente centrale e settentrionale, per esempio) per garantire la loro sopravvivenza politica”.
https://www.jacobinmag.com/2015/04/greece-syriza-euro-merkel-austerity/
Garantire la propria sopravvivenza politica: ecco una tipica motivazione da ancien régime, o da vecchio regime sovietico. Voler sopravvivere alla propria ideologia radicalmente fallita, a spese delle popolazioni. Ecco la cieca ostinazione che unisce Macron e Mattarella, la Merkel come i Renzi. Non rendersi conto che la uE deve cambiare profondamente, che loro hanno avuto torto.
“Se Macron non se ne va, viene la guerra civile”
Ma “se Macron si ostina, è vicina la guerra civile”, avverte in una letetra aperta il generale Didier Tauzin, generale di divisione dell’armata di terra.
“Abito in un villaggio del Périgord”, esordisce, “anch’esso colpito dalla desertificazione, dai servizi pubblici chiusi, dall’inesorabile lontananza dai servizi medico-sanitari, dall’impossibilità dei giovani a trovare un lavoro, dalla necessità di prendere l’auto per andare a comprare la baguette di pane. Dei Gilet Gialli li conosco perché li frequento ogni giorno, al contrario dei nostri governanti per cui la miseria è una curva su un grafico. E’ la Francia che soffre, la Francia in via di sottosviluppo, che non ne può più di essere abbandonata”.
Nello stesso tempo, il generale invita i Gilet Gialli a “non accettare provocazioni perché la situazione può rapidamente sviare, e io temo che il governo non faccia niente per calmarla, ammesso che ne sia capace. E’ facile infiltrare qualche servizio ben addestrato….conducendo la Francia a un punto di non ritorno”:
E poi, la chiusa: “Ho conosciuto quattro guerra civili sul terreno: Jugoslavia, Somalia, Libano e Ruanda. Tutto può ribaltarsi in una notte; l’ho visto e l’ho vissuto. In solo qualche ora un vicino, un amico, anche un membro della famiglia può diventare un nemico pericoloso….Non arriviamo a questo! Non crediate, soprattutto, che una guerra civile sia controllabile da coloro che ne sono le vittime – tutto diventa velocissimo, e può essere provocato da altri che dai Gilet Gialli”.
Sulla stessa linea, il gruppo Policiers en Colère: L’atteggiamento del presidente è “irresponsabile. Con il suo atteggiamento di disprezzo, l’esecutivo finirà per piombare il paese ella guerra civile se si ostina a negare la realtà e l’ampiezza della contestazione”. E denuncia “una possibile deriva autoritaria alla Pinochet per far tacere il popolo in collera e mantenere l’ordine pubblico”.
E’ interessante vedere poliziotti che indossano il giallo. Altro segnale impressionante: pompieri che volgono le spalle ai dirigenti politici durante una cerimonia .