Stop permessi umanitari. Da gennaio via dall’Italia 2mila immigrati al mese
A partire da gennaio prossimo, con l’abrogazione dell’istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari stabilita nel «dl sicurezza», saranno poco più di 20 mila gli immigrati ospitati nei centri di accoglienza straordinari che vedranno improrogabilmente scadere il proprio lasciapassare temporaneo.
A costoro verrà recapitato un nuovo documento: un formale foglio di via che li vincola a lasciare nei quindici giorni successivi il territorio italiano.
Di media si conta che saranno circa 2 mila in più ogni mese gli stranieri che non avendo ricevuto né rinnovo del permesso tantomeno accoglimento della richiesta di protezione internazionale si ritroveranno nello stato di clandestinità palese. E questa sarà solo la prima trance perché a ruota arriveranno le scadenze dei titoli di permanenza umanitaria anche per gli altri 12 mila e oltre dell’anno in corso: una fetta consistente ogni mese. A oggi risulta che il 33% circa degli stranieri che usufruiscono dell’accoglienza negli Sprar (servizi di accoglienza richiedenti asilo) e dislocati nei piccoli comuni sono in possesso del permesso di soggiorno umanitario: questo titolo ha una durata di 2 anni ed era per la legge, prima del «dl sicurezza», rinnovabile.
La percentuale si traduce in 12 mila persone che a scadenza naturale dovrebbero lasciare il territorio italiano perché abrogata la norma che avrebbe consentito l’eventuale rinnovo. Ma non è finita qui perché chi non ha diritto alla protezione internazionale o non gli viene riconosciuto dalla commissione territoriale lo status di rifugiato diventa automaticamente diniegato. Ossia privo dei requisiti per soggiornare in Italia. Così l’esercito dei diniegati provenienti dagli Sprar e dai Cas si ritroverà a dover ritornare a casa propria. Lo farà? È la domanda retorica che ogni cittadino di buone speranze si pone.
Stando a quel che è accaduto fino a oggi le percentuali di quanti pur presentando la richiesta di permesso di soggiorno non ritirano la risposta, coscienti dell’evidente rifiuto, sono molto alte: numeri che sfiorano il 30 per cento sia nel 2017 che quest’anno. Vale a dire che costoro sono entrati in clandestinità appena hanno messo piede sul suolo italiano. In pratica, decimale più decimale meno, ai 20 mila diniegati che nel 2019 diverranno formalmente clandestini e ad altrettanti 12 mila nel prossimo 2020 si devono sommare quelli già presenti: 46.470 stranieri sbarcati nel 2017 e ora irreperibili e ulteriori 26.982 irreperibili dagli inizi del 2018. Quanto invece alle richieste di asilo che dovrebbero essere evase dalle commissioni territoriali nei mesi successivi, poco meno di 50 mila stando agli ultimi dati, le stime possono regalare nuove risposte: un ulteriore 70 per cento di rigetti.
Già, perché le percentuali dei dinieghi negli anni sono rimaste immutate e, siccome non v’è motivo che non si riconfermino ancora una volta, avremo ulteriori 35 mila stranieri che non hanno diritto a soggiornare in Italia. Infatti dal 2005 a oggi su 610 mila domande presentate il 54% è stata rigettata e il 26% ha ottenuto la protezione umanitaria. Intanto le prime segnalazioni di «allontanamenti» dai centri di accoglienza arrivano da varie città. A partire dalla situazione di Isola di Capo Rizzuto, nel Crotonese, per proseguire con Cara di Mineo, come segnalato dalla Comunità di Sant’Egidio di Catania.