Il Papa ammonisce: “Il vescovo non è il padrone della ditta”
Papa Francesco, parlando con i seminaristi di Agrigento, ha sottolineato ancora una volta l’importanza di distanziarsi di netto dal clericalismo e dai suoi effetti: “Ognuno di noi – ha scandito il pontefice argentino, durante un’udienza tenutasi ieri – è stato tratto dal popolo di Dio, è stato scelto e non dobbiamo dimenticare da dove veniamo.
Perché tante volte, quando dimentichiamo questo, cadiamo nel clericalismo e dimentichiamo il popolo dal quale siamo venuti”.
Bergoglio ha individuato nel fenomeno che continua a chiamare ‘clericalismo’ la causa principale di tante distorsioni ecclesiastiche. Sarebbe, soprattutto, il motivo scatenante gli episodi di abuso sessuale ai danni di minori e di adulti vulnerabili. L’ex arcivescovo di Buenos Aires ha voluto ammonire pure sul comportamento che i vescovi sono chiamati a tenere all’interno delle diocesi: “Non è il padrone della ditta, il vescovo, no. Non è il padrone. Non è quello che comanda: ‘qui comando iò, alcuni obbediscono, altri fanno finta di obbedire e altri non fanno nulla. No, il vescovo è il padre, è fecondo, è quello che genera la missione”.
“No”, quindi, ad atteggiamenti imperativi e a meccanismi che potrebbero svilire il rapporto tra vertici spirituali e fedeli. Più o meno negli stessi termini, il Santo Padre si era già espresso nell’ottobre del 2017, quando aveva invitato i presuli della Chiesa cattolica a non svolgere il proprio incarico come dei padri – padroni, che non derogano a nessuno e tendono a mantenere la gestione di tutto nelle proprie mani. Ma qual è il modo di capire se ci sia o no la presenza di clericalismo? Il tratto distintivo, secondo la visione del Santo Padre, è il chiacchiericcio: “La chiacchiera, il chiacchiericcio – ha spiegato il Papa – è la peste del presbiterio. Se tu hai qualcosa contro di lui, dilla in faccia. Dilla da uomo a uomo. Ma non sparlare alle spalle: questo non è da uomo! Non dico da uomo spirituale, no, non è da uomo, semplicemente. Quando non c’è chiacchiericcio in un presbiterio, quando quella porta è chiusa, cosa succede? Beh, c’è un pò di chiasso, nelle riunioni si dicono le cose in faccia, ‘non sono d’accordo!’, si alza un pò la voce. Ma da fratelli! A casa, noi fratelli litigavamo così. Ma nella verità. E poi, avere cura dei fratelli, volersi bene”.
Essere sinceri gli uni con gli altri, insomma, dovrebbe essere un caposaldo comportamentale di tutti gli esseri umani, prescindendo dall’appartenenza al mondo ecclesiastico.