I MERCATI BOCCIANO LA COMMISSIONE UE CHE HA ”BOCCIATO” LA MANOVRA DEL GOVERNO ITALIANO: SPREAD IN FORTE CALO, BORSA SALE

 

La bocciatura della manovra da parte dell’Ue, che definisce ‘giustificata’ l’apertura di una procedura di infrazione, non affossa Piazza Affari, anzi. Piuttosto, bisgona dire che i mercati hanno bocciato la Commissione europea: l’indice Ftse Mib continua a navigare in territorio positivo (+0,5% a 18.565 punti). Il mercato pare quindi premiare l’Italia con un “giudizio” positivo sulla manovra del governo, al contrario di quanto i detrattori tra le forze politiche di possizione, Forza Italia e Pd, speravano accadesse.

E non solo: lo spread si mantiene sui 317 punti, come in apertura, in netto calo rispetto la chiusura di ieri. Salgono anche gli altri listini europei, con Londra che guadagna lo 0,65%, Parigi lo 0,35%, Francoforte lo 0,6% e Madrid lo 0,57%, segno che nessuna piazza finanziaria europea “prende sul serio” l’attacco contro l’Italia fatto oggi dalla Commissione Ue che ha bocciato la manovra del governo, affermando nel contempo “l’urgenza” di iniziare la “procedura d’infrazione”. Ed è la prima volta che la Commissione Ue adotta una decisione del genere, benchè negli ultimi tre anni molte nazioni, ad iniziare dalla Francia, abbiano apertamente violato con massicci sforamenti i limiti indicati dalla medesima.

In Piazza Affari – inoltre – vanno bene le banche italiane, dopo la notizia arrivata da Bruxelles: Banco Bpm sale del 2,6%, Bper dell’1,8%, Intesa dell’1,1%, Ubi dell’1,2%, Unicredit dello 0,8%. In calo dello 0,1% Generali, che però ha presentato il piano d’azione fino al 2021 che non è stato particolarmente gradito dagli operatori. Perde anche Tim (-0,5%). Sotto pressione Unipol (-1,7%), Buzzi (-1,47%) e Cnh (-1,45%). Rimbalza St Micro Elettronics (+2,15), dopo il calo di ieri in scia all’andamento del settore tecnologici.

Il grandi sconfitti dai mercati, quindi, sono i membri della Commissione Ue e speciamente due: il commissario “sull’euro” e vice presidente  Valdis Dombrovskis e il commissario agli affari economici e monetari Pierre Moscovici.

Dombrovskis non è insolito alle cocenti bocciature. Lo scorso 7 ottobre, dalle urne della Lettonia, nazione dove Dombrowskis è “leader” di uno dei tre partiti “europeisti” che sostenevano il governo uscente con il 21,8% dei voti, è uscita una violenta stroncatura: è precipitato al 6,7% e hanno vinto le formazioni politiche euroscettiche e filorusse. L’essere al vertice della Commissione Ue non sembra quindi avergli portato fortuna, piuttosto l’esatto contrario. Proprio questo suo incarico ha convinto l’elettorato a votare per i partiti anti-Ue che infatti hanno stravinto le elezioni.

Anche Pierre Moscovici è una figura al tramonto oscurata dai fallimenti politici personali e del partito in cui ha militato in Francia, i socialisti schiantatisi alle elezioni di un anno e mezzo fa. Questi fallimenti avrebbero dovuto consigliare a Moscovici quantomeno di fare tesoro delle lezioni impartite dagli elettori, rassegnando le dimissioni dall’incarico nella Commissione Ue, dato che dopo la catastrofe elettorale in Fracia costui rappresenta se stesso e al massimo i suoi familiari, viceversa è rimasto sulla poltrona e forte della propria nullità politica da lì detta le “regole” all’Italia, credendo anch’egli d’avere una forte “sponda” nei mercati che invece – cinici e bari… – lo hanno tradito sostenendo l’Italia alla faccia delle sue invettive e più o meno velate minacce.

Ora, che accadrà?

“All’Europa chiedo rispetto per il popolo italiano, visto che paghiamo ogni anno almeno 5 miliardi in piu’ di quello che ci torna indietro. Diritto al lavoro, diritto alla salute e allo studio, meno tasse e piu’ sicurezza: noi andiamo avanti”.

Lo ha detto Matteo Salvini, dopo aver appreso della “bocciatura” della Commissione Ue.

Non c’è altro da aggiungere.

Max Parisi

via Il Nord

 

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