Commenti: 0 “Rifiuti classificati come stracci della sala macchina”. Così l’Ong risparmiò 460mila euro
Per la procura di Catania i 24 indagati nell’inchiesta sui rifiuti pericolosi scaricati dalla Ongnei porti italiani erano “consapevoli” della pericolosità degli indumenti indossati dai migranti.
Rifiuti pericolosi che sarebbero strati smaltiti “in modo indifferenziato, insieme ai rifiuti solidi urbani” e che invece avrebbero dovuto trattare in altro modo, “in quanto fonte di trasmissione di virus o agenti patogeni contratti durante il viaggio, come emergeva tra l’altro anche dai S.A.R. Report Rescues in relazione alle condizioni sanitarie dei migranti assistiti a bordo dell’Aquarius, dove si segnalano frequenti casi di scabbia, Hiv, infezioni del tratto respiratorio quali tubercolosi, meningite”.
L’inchiesta si è svolta tra il gennaio del 2017 e il maggio del 2018 e coinvolge due navi, la Vos Prudence e la Aquarius. In totale 44 sbarchi in 11 diversi porti italiani, tutti al Sud. Secondo i procuratori non è stata mai “dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo anche in presenza di numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell’arrivo dei migranti”. I numeri (e le malattie) sono da capogiro. “Sono stati rilevati – scrive la procura – 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati”. Non pochi. E le malattie registrate nelle operazioni di sbarco sono molteplici: si va dai frequenti casi di scabbia all’Hiv, passando per infezioni del tratto respiratorio quali tubercolosi e meningite.
Le immagini diffuse dalla procura e registrate dalla Guardia di Finanza mostrano le fasi di scarico dei rifiuti dalla nave e alcuni sequestri (guarda). Come riporta l’Adnkronos, dalle carte dell’inchiesta che ha portato all’operazione Borderless con il sequestro della nave Aquarius emergerebbe una mail interna di Medici senza Frontiere in cui si legge che “ogni altro rifiuto della clinica è stato presentato insieme a tutti i rifiuti normali al momento dello sbarco”. In un’intercettazione telefonica, inoltre, si parlerebbe dello smaltimento dei vestiti dei migranti sbarcati, e un agente marittimo intermediario indagato sottolinea: “Noi li classifichiamo come rifiuto speciale, come se fossero stracci della sala macchina”.
Secondo gli inquirenti lo smaltimento non corretto dei rifiuti (per un totale di 24mila kg) delle operazioni di soccorso nel Mediterraneo avrebbe “il conseguimento di un indebito risparmio di costi per la Ong pari al profitto sequestrato di circa 460 mila euro“.
“L’indagine parte dal monitoraggio dei traffici via mare. Controllando il porto di Augusta e in particolare relazioni commerciali sospette, sono saltati fuori i contratti a tre con le ditte autorizzate a smaltire i rifiuti delle Ong“, ha spiegato il comandante del Nucleo di polizia economica e finanziaria di Catania, il tenente colonnello Francesco Ruis, che ha condotto personalmente l’inchiesta. “Abbiamo analizzato documentalmente una quarantina di sbarchi. E sono venute fuori – ha aggiunto – alcune le situazioni che hanno riguardato lo smaltimento di quei rifiuti trattati come rifiuti normali anzichè speciali in quanto contenevano siringhe, sangue, indumenti sporchi, indossati da persone con malattie”.