I giornalisti prostituti e le prostitute a cinque stelle

Secondo Alessandro Di Battista i giornalisti sono delle «puttane» e il ministro della Giustizia Bonafede ha ieri annuito e confermato in diretta tv ospite di Lucia Annunziata, che se non mi sbaglio è per l’appunto una giornalista.

Bonafede ha annunciato anche una stretta sui bordelli, cioè alla libertà dei giornali, come se la Raggi l’avessero inutilmente indagata, stando almeno alla sentenza di primo grado, noi e non i suoi dipendenti magistrati ai quali ovviamente – essendo un codardo – si guarda bene di affibbiare qualsivoglia aggettivo. Non mi offendo, in fondo quello della prostituta è il mestiere più antico del mondo e il più delle volte è socialmente più utile di quello del politico. E soprattutto più leale e onesto perché la prostituta onora sempre la prestazione pattuita, a differenza del partito di Di Battista e Bonafede che, per esempio, in Puglia chiese i voti promettendo la chiusura dell’Ilva e del Tap e una volta al governo ha fatto l’esatto opposto.

Meglio prostituta che grillino, quindi, anche se a questo punto il peggio immagino sia trovarsi nella imbarazzante condizione di sommare le due cariche, cioè quella di prostituta (leggi giornalista) e di grillino. Mi spiego meglio. Per «prostituzione» si intende – cito il dizionario – l’attività «fornita da persone di qualsiasi genere e orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, sottoposto, professionale, abituale o saltuario». Ecco quindi che Alessandro Di Battista, giornalista freelance del Fatto Quotidiano, sarebbe una «prostituta saltuaria», mentre Luigi Di Maio, iscritto per non si sa quali meriti al registro pubblicisti dei giornalisti campani, non può che essere una «prostituta autonoma». Diverso il caso del neo onorevole Gianluigi Paragone, uno che è sicuramente «prostituta professionista» di lungo corso, rimasto in salute evidentemente solo grazie all’uso corretto dei preservativi: bossiano di ferro con Bossi regnante (diresse la Padania), berlusconiano doc con Berlusconi vincente (prima vice e poi direttore di Libero), cooptato in Rai dal centrodestra di governo, a La7 di Cairo e infine approdato alla corte di Grillo. Il collega senatore grillino Primo Di Nicola, potrebbe invece essere una «prostituta sottoposta» avendo percorso la sua brillante carriera al servizio del gruppo editoriale Espresso di Carlo De Benedetti. Mi fermo con l’elenco. E aggiungo che l’unico vergine di questa simpatica compagnia è come al solito Marco Travaglio. Ieri ha pubblicato una lunga serie di titoli di giornali, compreso il nostro, in cui nel tempo si dava conto dell’inchiesta sulla sindaca Raggi e dei suoi risvolti politici. Come dire: non so se voi tutti siete prostitute come dice Di Battista, ma certo non avevate capito nulla. Un po’ come lui, solo per citare l’ultimo caso di una serie sterminata, sul padre di Renzi crocefisso dal Fatto e poi assolto con formula piena. Che dire. Senza alcun riferimento a persone realmente esistite, tantomeno a Travaglio, si sa che ogni bordello per ben funzionare ha bisogno di una maîtresse alla cassa a dirigere il traffico. E il variegato bordello grillino non fa eccezione alla regola. Non so se tutto questo ha a che fare con le preoccupazioni espresse ieri da Berlusconi sul dilagare di un «clima illiberale» e di un «rischio dittatura», ma certo è un indizio forte che il Cavaliere non sta esagerando.

Ps. Anche Matteo Salvini è iscritto all’Ordine dei giornalisti. Vorrà dire qualcosa?

IL GIORNALE.IT

 

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