“Immigrati irregolari hanno diritto alle cure urgenti ed essenziali”. Le parole shock del politico. Scoppia il caos.
Le parole shock dell’assessore creano il caos. Giulio Gallera, interviene in Consiglio sul caso delle straniere che arrivano a Milano al solo scopo di partorire, per poi tornare nel loro Paese.
L’assessore ha risposto in aula a un’interrogazione immediata presentata da Viviana Beccalossi (nella foto). La consigliera del gruppo misto aveva ripreso il caso sollevato dal Giornale con due articoli: alcuni medici avevano denunciato il fenomeno delle donne – per lo più egiziane – che sbarcano in aereo per raggiungere i mariti residenti a Milano, ricongiungendosi con loro per pochi giorni, giusto il tempo di partorire.
Nella ricostruzione era emerso anche l’aspetto delle cure previste per gli immigrati clandestini (ai quali i siti internet delle prefetture rivolgono puntuali informazioni, compresa la rassicurazione che il tesserino possa essere rilasciato «senza l’indicazione del nome e cognome»).
Beccalossi ha chiesto se la giunta e gli uffici «siano a conoscenza di quanto segnalato e se quindi vi siano strumenti per evidenziare eventuali abusi».
Poi ha aggiunto: «Regione Lombardia adeguandosi alla normativa nazionale, ha assistito nelle sue strutture ospedaliere, negli ultimi tre anni, 1.500 donne straniere partorienti non in regola con le norme di soggiorno (530 nel 2016, 608 nel 2017, 373 nel 2018)».
E poi: «Seguendo le direttive ministeriali Regione Lombardia garantisce agli stranieri che si trovano in Italia in condizione di soggiorno tutte le cure urgenti, cioè non differibili senza pericolo per la vita o danno per la salute della persona, o comunque le cure essenziali,
cioè prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche, relative a patologie non pericolose nell’immediato e nel breve termine, ma che, nel tempo, potrebbero determinare maggiore danno alla salute o rischi per la vita, come complicanze, cronicizzazioni o aggravamenti».
Per gli stranieri irregolari, le norme in questione sono una circolare del ministero della Salute e l’accordo Stato-Regioni del 20 dicembre 2012. Gallera ha sottolineato come l’esonero dalla partecipazione alla spesa sia «applicato in tutti i casi in cui si applica per i cittadini italiani».
E in caso di indigenza le spese sono a carico del ministero della Salute, tramite un fondo che ogni anno viene ripartito tra le Regioni in proporzione ai ricoveri per gravidanza.
Ma tutto questo sembra normale? Gli italiani invece, nella scala delle priorità che fine fanno? Roba da matti, non vi pare?
Fonte: Il Giornale