Adesso i vescovi scendono in campo per un partito ‘antiSalvini’

Le diverse idee sulla gestione dei fenomeni migratori hanno contribuito a dividere il fronte: da una parte Matteo Salvini, dall’altra i vescovi italiani.

Chiaro, ci sono anche altri elementi da tenere in considerazione, ma migranti e chiusura dei porti rappresentano le questioni su cui si è discusso di più. Persino dall’alto degli altari.

Dal caso della nave Acquarius al ‘Vade Retro’ di Famiglia Cristiana, una parte di Chiesa cattolica non ha mai celato la preoccupazione esistente per la cavalcata trionfale del leader leghista. Ora, però, i vescovi sembrano davvero intenzionati a fare il grande passo, indicando la strada per la creazione di un movimento da far apparire sulla scheda elettorale: “Servirebbe – ha dichiarato mons. Perego, come riportato pure su La Verità -, un progetto politico alternativo che parta dai sei milioni di persone che in Italia operano nel mondo del volontariato, soprattutto sul tema dell’ immigrazione”.

Non è da oggi che si dibatte della riproposizione di un partito cristiano – cattolico. Per ora, però, sono state principalmente chiacchiere. I centristi, da quando si è sciolta la Dc, hanno fatto parte di più formazioni e più coalizioni. Adesso i tempi sembrano maturi per tentare, almeno, di radunare le forze. Ma chi potrebbe spingere per una soluzione del genere?

A pensarci potrebbero essere i cosiddetti “preti di strada”, con padre Zanotelli in testa, quello del ‘digiuno a staffetta’ contro le politiche del governo gialloverde in materia d’accoglienza. Più a sinistra, in realtà, dei nostalgici democristiani. Il neo cardinale Angelo Becciu, pur non parlando di partito, si è augurato che i cattolici tornino a occupare dei ruoli nella gestione della cosa pubblica. Ma a ragionare sulla bontà di questa strategia, dall’insediamento del governo in poi, è stato soprattutto l’episcopato italiano. “La forza di questo modello – ha scandito mons. Brigantini, che è l’arcivescovo di Campobasso, sul caso riguardante Mimmo Lucano – sta nell’ aiutare i migranti perché loro aiutano anche noi”.

Il leitmotiv è sempre lo stesso: chiudere i porti vuol dire contrastare i dettami del Vangelo. Opinabile o meno che sia, Salvini ha fatto infuriare più di un ecclesiastico quando, da un palco elettorale, ha giurato sul Nuovo Testamento. Se la parte conservatrice dell’episcopato pare apprezzare la devozione del ministro dell’Interno, i progressisti non fanno che evidenziare la pericolosità di certe istanze. “I fascisti di Salvini mi perseguitano e la Chiesa non mi difende”, ha affermato don Massimo Biancalani, quello balzato alle cronache pure per la foto in piscina con i migranti.

L’inquilino del Viminale non pare curarsene poi molto: solo qualche giorno fa, il segretario leghista ha incontrato il cardinal Raymond Leo Burke che, a differenza di molti suoi ‘colleghi’ italiani, mantiene più di una riserva sull’accoglienza indiscriminata. E dalle parti del Vaticano? Papa Francesco, com’è normale che sia, si è ben guardato da invasioni di campo e ha evitato di tirare in ballo un leader tenuto molto in considerazione da una parte dei fedeli. Padre Antonio Spadaro, invece, gesuita e direttore de La Civiltà Cattolica, tenuto molto in considerazione dal pontefice argentino, ha detto che “Usare il #crocifisso come un #BigJim qualunque è blasfemo”.

Insomma, l’attivismo cattolico, dall’ascesa di Salvini in poi, ha interessato soprattutto cardinali, vescovi e preti. Resta da capire se anche i laici avranno la volontà di scendere in campo. Un partito di soli consacrati, del resto, non è mai esistito.

 

IL GIORNALE.IT

 

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