Torino, medici e agenti in ostaggio di un detenuto magrebino armato
Notte decisamente agitata quella appena trascorsa all’interno del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, a causa delle intemperanze di uno straniero.
Stando alle poche notizie fatte trapelare fino al momento, a rendersi protagonista dei disordini sarebbe stato un detenuto magrebino maggiorenne, dichiarato “psichiatrico”. Il ragazzo avrebbe tenuto in ostaggio medici e guardie carcerarie con un pezzo di metallo affilato, minacciando di ferire i presenti e di suicidarsi. La motivazione alla base del gesto sarebbe la terapia a cui lo straniero veniva sottoposto, a suo parere inadeguata e non sufficiente a portare dei benefici alla sua salute. Con qualche difficoltà la situazione è stata riportata alla normalità, ma l’allarme per i problemi nelle carceri italiane resta alto.
A denunciare il fatto è la segreteria regionale della Federazione nazionale sicurezza (Fns) Cisl, che lamenta le condizioni di degrado e difficoltà in cui si trovano ad operare gli agenti della polizia penitenziaria, specie nelle strutture detentive minorili. Stando alle norme passate nel 2014, infatti, dovrebbero essere ospitati all’interno di tali carceri detenuti fino ai 25 anni d’età, stipati in ambienti che già faticano a dare un minimo spazio vitale a degli adolescenti.
“Purtroppo, al Ferrante Aporti in particolare, nonostante la legge lo preveda, i detenuti pericolosi o che si rendono protagonisti di episodi di violenza non sono prontamente trasferiti in altra struttura. In alternativa, si chiede che quelli maggiorenni vengano allocati in strutture ad hoc previste per la cura di una così particolare patologia, che in un carcere minorile di certo non possono che essere acutizzate ancor di più”. Questo il comunicato della Fns Cisl riportato da “TorinOggi”. Il sindacato richiede l’adozione di nuove misure di sicurezza che possano tutelare l’operato degli agenti di polizia all’interno delle strutture carcerarie. “Per questo, la Federazione della Sicurezza domanda che si sperimenti all’interno degli Istituti penitenziari l’uso del taser come arma di difesa preventiva. Prima di dover finire in prima pagina della cronaca nera.”
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