CROLLA L’IMPERO DELLA MERKEL: “HO PERSO, LASCIO LA POLITICA”
Ne è passata di acqua del Reno sotto i ponti da quando Angela Merkel per la prima volta conquistò la carica di Cancelliera. Fu una svolta allora (prima donna alla guida della Germania post nazista) e lo è oggi.
Ecco perché l’annuncio della frau di ferro europea non può certo passare inosservato.
Galeotta fu l’ultima sconfitta in Assia, dove la Cdu ha visto crollare di 11 punti percentuali la sua popolarità nel Land. E non è la prima volta quest’anno: solo 15 giorni fa lo schiaffo rimediato in Baviera, da sempre terra di conquista dell’alleanza Cdu/Csu. Se si sommano i due flop elettorali, oggi appare impossibile che Merkel possa esimersi dall’assumersi le sue responsabilità. “I risultati delle elezioni sono estremamente amari e deludenti”, ha detto parlando della sconfitta alle urne. Per ora resterà Cancelliera, ma la maggioranza è sfibrata e non è detto che il governo arrivi a fine corsa. In fondo l’ha detto lei stessa: “L’immagine dell’esecutivo è inaccettabile” e ormai “ha perso credibilità”.
I cicli nascono è finiscono. È il grande cerchio della vita. Impossibile sfuggire. Angela Merkel, il politico venuto dall’Est capace di pensionare un padre della Patria come Helmut Kohl, ha deciso di abbandonare la politica. Fino a poche ore fa erano solo voci fatte saggiamente trapelate dal partito. Ma ora è la stessa Cancelliera a confermarlo: “Questo quarto mandato è il mio ultimo da Cancelliera – ha detto – nel 2021 non mi presenterò più come candidata, non mi candiderò neanche al Bundestag e non voglio più ricoprire incarichi politici”. A quanto pare non sembra puntare neppure a ruoli in Europa (come la guida della Commissione). Insomma: addio, Angela. Non proverà neppure a tenersi la guida di un partito, la Cdu, che era nelle sue salde mani dal lontano 2000 (al suo posto si candideranno Annegret Kramp-Karrenbauer e Jens Spahn).
Cinquantaquattro anni, nata a Amburgo e laureata in chimica fisica a Lipsia, Merkel è diventata ministro delle Donne e della Gioventù per la prima volta nel 1991. Poi un continuo crescendo: ministro dell’Ambiente, presidente della Cdu, Cancelliere federale della Germania. Carica che è riuscita a mantenere per quattro mandati consecutivi. Un record difficilmente eguagliabile.
Angela paga le scelte politiche nazionali, europee e l’avanzata dei populisti. Fautrice del rigore di ferro sui conti pubblici, decise di aprire le porte ai migranti che dalla rotta balcanica spingevano per entrare in Germania. Poi dovette fare un passo indietro, sommersa dalle proteste e dalla rabbia esplosa in tutto il Paese. Omicidi, stupri e degrado hanno rafforzato la destra estrema e messo alla fine nell’angolo la Cancelliera. Le ultime elezioni politiche l’avevano riconfermata alla guida del Paese, ma con una maggioranza risicata. Troppo. E così dopo la sconfitta in Assia e in Baviera non ha potuto far altro che prendere atto di una parabola (politica) ormai arrivata al tramonto: “Non sono nata Cancelliera e non l’ho mai dimenticato, ma oggi è giunto il momento di aprire un nuovo capitolo”. E domani? “Non ho certo la preoccupazione che non mi venga nulla in mente”. Intanto oggi finisce un impero.