La mannaia “quota 100”: quasi 300 euro in meno
Quota 100 potrebbe essere una vera e propria mannaia sugli assegni delle pensioni dei dipendenti statali.
Di fatto per chi lavora nel settore pubblico ha degli ostacoli sul suo percorso verso Quota 100. Innanzitutto il preavviso dovrà essere dato con ben sei mesi di anticipo rispetto alla data in cui si può lasciare il lavoro. Poi arriva anche la stangata sull’assegno. Infatti secondo i calcoli fatti da Unsa-Confsal riportati dal Messaggero, l’addio al lavoro con Quota 100 di fatto potrebbe convenire poco. A quanto pare tra l’uscita normale a 66 anni e 7 mesi e quella a 62 anni potrebbe esserci sull’assegno una differenza che va dal 10 al 13 per cento.
Per un dipendente ministeriale, ad esempio, la pensione con quota 100 sarebbe di 2.504 euro lordi contro i 2.752 con tre anni in più di lavoro. Un dipendnete che invece con quota 100 percepirebbe 1.686 euro, con la pensione “normale” a regime porterebbe nelle sue tasche 1.907 euro. Di fatto i dipendenti statali sono una componente importante della platea che potrà accedere a quota 100. Sono circa la metà dei 380mila che ne hanno diritto. Ma attenzione: in tanti potrebbero rinunciare “l’offerta” di quota 100 per percepire un assegno più pesante attendendo qualche anno in più.
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