Ora gli ultrà dell’accoglienza vogliono imbavagliare Salvini
I fan dell’accoglienza si sono attaccati ai megafoni per sbraitare contro Matteo Salvini. Mentre l’Italia piange Desirée Mariottini, la ragazzina ammazzata da un branco di immigratidopo due giorni di indicibili violenze e stupri, la sinistra se la prende con il vice premier leghista perché si sta spendendo in prima persona per assicurare alla giustizia le bestie che hanno ucciso la 16enne di Cisterna di Latina.
Lo tacciano di essere “uno sciacallo” e gli consigliano addirittura di “usare l’amore anziché le ruspe” per riportare la sicurezza in Italia. E così, in un corto circuito senza precedenti, sul banco degli imputati anziché finire stupratori finisce il ministro dell’Interno.
Davanti al corpo senza vita di Desirée, chi per anni ha fatto il tifo per l’accoglienzaindiscriminata dovrebbe avere il ritegno di tacere. Il branco che la ha seviziata e ammazzata era formato da immigrati, tutti africani, senza permesso di soggiorno o con il foglio di via in tasca. Per un po’ sono riusciti a rimanere in Italia grazie a un’invenzione della sinistra: una sorta di lascia passare per motivo umanitari che con il decreto Sicurezza da poco approvato Salvini ha stralciato. Poi hanno iniziato a delinquere a destra e manca e il permesso gli è stato stralciato. Ma loro non hanno lasciato l’Italia e hanno continuato a delinquere come se niente fosse, finché poi non sono stati arrestati per l’omicidio di Desirée. Quelli che per anni hanno predicato le politiche dei porti aperte e hanno regalato passaporti a chiunque, anziché fare mea culpa, se la vanno a prendere con Salvini. In primis Laura Boldrini che sui social network lo accusa di “trasformare il dolore per la povera Desirée in un set cinematografico in diretta Facebook”. “Vada a lavorare nel suo ufficio al Viminale – scrive l’ex presidente della Camera – e metta in campo misure concrete per la sicurezza di tutti e tutte. Io sto coi cittadini e le cittadine che non sopportano più degrado, incuria e violenza”.
La Boldrini non è certo l’unica a ribaltare la frittata. La lista dei detrattori è lunga e, più viene a galla la crudeltà con cui il branco ha infierito sul corpo di Desirée, più questi provano a distrarre l’opinione pubblica attaccando il Viminale. Questa mattina, per esempio, Matteo Orfini ha postato un tweet al vetriolo: “Salvini, smettila di fare lo sciacallo e inizia a fare il ministro, se ne sei capace”. E, insieme a lui, tutti i dem il Pd stanno usando la tragedia di Desirée per sostenere che ci vogliono più controlli in città. Sono gli stessi che, quando Salvini aveva lanciato l’operazione “Scuole sicure” per contrastare lo spaccio nei licei, si erano opposti parlando di “militarizzazione dei quartieri”. Cecile Kyenge, poi, se la va a prendere con chi “tenta di strumentalizzare a proprio vantaggio, attraverso beceri tentativi di propaganda politica”. E ancora: mentre il ministro dell’Interno invoca la castrazione chimica per chi stupra e l’espulsione per gli stranieri, Roberto Fico parla di inclusione sociale. “Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe – spiega il presidente della Camera – ma più amore e fatica nelle idee e nella partecipazione. Essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo”.
Le piazze riflettono la stessa ideologia bieca della sinistra. Oggi l’Anpi ha marciato tra le vie del quartiere San Lorenzo non tanto per chiedere giustizia per Desiree, ma contro la “deriva fascista”. Lo stesso avevano fatto i centri sociali, la rete studentesca e i movimenti femministi giovedì scorso, quando Salvini si era recato davanti allo stabile abbandonato, dove era stata ammazzata la 16enne, per deporre una rosa. “Sciacallo, sciacallo – hanno urlato gli antagonisti – vattene dall’Italia”. Ai lati della strada, invece, i residenti lo avevano applaudito chiedendogli aiuto con un “Salvaci, Matteo! Il quartiere è con te” che sapeva di implorazione. Un’istantanea plastica della cecità della sinistra che, anziché vedere i problemi reali del Paese, se la prende con il suo antagonista politico.
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