Desirée, residenti contro centri sociali: “Non si azzardino a venire al funerale”

Nel giorno dell’arresto in una baraccopoli di Borgo Mezzanone della quarta belva che ha stordito, stuprato e poi lasciato morire Desirée Mariottini, la piazza simbolo del quartiere romano di San Lorenzo si divide ancora.

Da un lato ci sono gli attivisti del Nuovo Cinema Palazzo. Femministe e militanti dei centri sociali che puntano il dito contro il “patriarcato” e contro chi “strumentalizza” la tragedia della sedicenne di Cisterna di Latina. “Se sei dei Parioli o vieni dal Ghana non stuprare una donna”, si legge sui cartelli che sfilano per le vie di San Lorenzo, da Piazza dell’Immacolata allo stabile abbandonato di via dei Lucani dove Desirée è stata trovata senza vita la settimana scorsa. Insomma, in questa vicenda “l’immigrazione non c’entra”, torna a ribadire la sinistra antagonista. I protagonisti di questa storia però, sono tutti migranti. I senegalesi Mamadou Gara e Brian Minteh, il nigeriano Chima Alinno e il ghanese Yusif Salia, secondo gli inquirenti, sapevano che la dose fornita a Desirée sarebbe stata mortale. Quando la ragazza ha iniziato a stare male non l’hanno soccorsa. Anzi, hanno iniziato ad abusare di lei, per poi abbandonare il suo corpo esanime tra le mura squallide e sporche di quel vecchio cantiere.

Appoggiati al muretto della chiesa di Santa Maria Immacolata ci sono, invece, i residenti del quartiere. “Siamo venuti a vedere cosa fanno, ma noi con questi non ci mischiamo”, mettono in chiaro alcune donne. Ci sono anche loro in prima linea per liberare il quartiere dai pusher. Non sono “ronde” precisano. “Scenderemo più spesso in strada e se troveremo qualcosa che non va avviseremo la polizia o, nel peggiore dei casi, interverremo di persona”, spiega un uomo sulla cinquantina. Una delle sue figlie ha la stessa età di Desirée. “Certo che sono preoccupato per lei – ci confessa – qui è diventata terra di nessuno, tra spaccio e risse che sono all’ordine del giorno”. “Nascondono la droga nelle nostre macchine, tra le ruote e i paraurti, conoscono i nostri orari ormai, per quello stanno tranquilli”, racconta una mamma. “Ti fermano per strada, danno fastidio alle ragazzine – continua un diciottenne della zona – a me hanno già scippato la catenina d’oro e una volta mi hanno puntato anche un coltello”.
Il clima, insomma, nel quartiere dove la sedicenne di Cisterna è stata violentata e uccisa, resta da Far West. E se il presidente della Camera, Roberto Fico, contrappone “l’amore” alle “ruspe”, qui non ci stanno e, al contrario, invocano più controlli da parte delle forze dell’ordine.

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“La polizia si vede solo di mattina, ma lo spaccio c’è a tutte le ore, soprattutto di sera”, denuncia Patrizia, la proprietaria di un bar all’angolo tra via degli Equi e via dei Volsci. È tra le ultime persone ad aver visto Desirée prima che morisse. “È venuta qui giovedì mattina a fare colazione, era lucida ma un po’ agitata per il fatto che le avevano rubato il cellulare”, ci racconta. “Poi si è seduta qui fuori sulla panchina e dopo un po’ è andata via”. “Da donna ho paura”, dice Patrizia, che tra un caffè e l’altro ci confessa di tenere sempre un bastone a portata di mano sotto il bancone. “Qui resta pieno di balordi”, dice scuotendo la testa.
“Ronde o passeggiate per la sicurezza, non importa, ma se le fanno, fanno bene”, è convinta. “Non serve tanto per riportare un po’ di ordine, bastano una ventina di persone robuste per cacciare gli spacciatori”, dice un ragazzo di zona. “Anche se loro sono tanti, noi non abbiamo paura – è pronto a giurare – non abbiamo paura di nessuno”. E per i residenti a speculare sulla tragedia di Desirée non sarebbe il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ma i centri sociali. “Come al solito hanno fatto una figuraccia, vengono qui a fare politica e non hanno nessun rispetto per la memoria di questa ragazza”, accusa la gente del quartiere. E c’è anche chi sostiene che da parte della famiglia della giovane già siano state date direttive precise in questo senso. “Collettivi e femministe farebbero bene a non presentarsi al funerale di Desirée – ci dicono – sarebbe l’ennesima gaffe, e la famiglia non la prenderebbe bene, già molto arrabbiata”.

L’atmosfera ad una settimana dalla morte della sedicenne resta tesissima. E lo scontro politico rischia di infiammarsi ulteriormente nella giornata di oggi con l’Anpi e il presidio “Con i migranti per fermare la barbarie” che si contrapporranno ai militanti di Forza Nuova, che hanno deciso di sfilare proprio a San Lorenzo nonostante polemiche e divieti.

IL GIORNALE.IT

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