Italia, arriva un assist dalla Germania: “Fare più debito non è un problema”
“Se l’Italia fa più debito non è un problema: l’importante è che la maggiore spesa pubblicapunti a rilanciare la crescita”.
A dirlo non è un parlamentare della maggioranza gialloverde, bensì il direttore del prestigioso Diw, ovvero uno dei più autorevoli istituti di ricerca economica della Germania.
Marcel Fratzscher, direttore del think thank teutonico, ha vergato sulle colonne del Die Weltun approfondimento – intitolato “Lasciate che l’Italia faccia debito!” – nel quale “difende” le intenzioni della finanziaria del governo Conte, sposando così la linea morbida già mostrata da Angela Merkel.
Per Fratzscher, infatti, i problemi dell’Italia a livello di debito e per quanto concerne il settore bancario sono “meno minacciosi di quanto molti pensino”, sottolineando che la preoccupazione per una eventuale crisi del debito italiano è da considerarsi “relativamente bassa” perché “a causa dei bassi tassi di interesse da oltre dieci anni, l’Italia è stata in grado di estendere in modo significativo la durata dei suoi debiti e di finanziarli a lungo a basso costo”.
Il nodo dello spread e del debito pubblico
L’economista, dunque, tratta lo spinoso tema del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani. Insomma, lo spread per Fratzsche è “il risultato di una perdita di fiducia nel governo italiano, ma non minaccia la solvibilità dello Stato per il prossimo futuro”. Il problema, semmai, è un altro. Cioè la depressione economica del Belpaese, che soffre per “l’alto tasso di disoccupazione e il massiccio crollo dell’andamento dell’economia negli ultimi 20 anni”. Motivo per il quale “crescita e occupazione devono essere la priorità per il governo di Lega e Movimento 5 Stelle”. Insomma, per proprio per questa ragione “una maggiore spesa pubblica e più deficit possono essere utili, solo però se sono realmente focalizzati su questi obiettivi e non solo sul mero clientelismo politico”.
Il Diw tifa allora per il compromesso tra Roma e l’Unione Europea, purché questo sforamento del deficit sia pensato ad hoc per far (ri)partire tutto lo Stivale, aiutando le famiglie a basso reddito, prevedendo misure concrete volte all’alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese (così da incentivare anche gli investimenti e dunque il numero di posti di lavoro) e varando un serio piano di riforme strutturali che alleggeriscano la farraginosa macchina statale.