Mattarella irritato dai dilettanti: il timone ce l’ho io
Roma – No, per carità, niente crisi, dice Sergio Mattarella, non ci pensate nemmeno. «Occorre garantire la fiducia».
Adesso poi, con la Finanziaria aperta, i mercati in agguato, la Ue che ci fa le pulci, lo spread che schizza, le agenzie internazionali di rating che stanno per declassarci, non se parla proprio. «Dalla politica ci aspettiamo responsabilità e maturità», certo non bambinate come quella di Di Maio a Porta a Porta. E lui, ricevendo in serata al Quirinale Pierre Moscovici, prova a fare la sua parte mediando con l’Unione: sulla legge di Bilancio, spiega al commissario europeo agli Affari economici, serve un accordo «che rispetti l’Italia».
Irritato per il balletto sul decreto fiscale, preoccupato per la tenuta del governo e dei conti pubblici, allarmato per il livello dello scontro con Bruxelles dopo la dura lettera della Commissione, il capo dello Stato ci mette una pezza: bisogna lavorare per trovare un’intesa, dice a Moscovici, perché non si può pretendere di umiliare l’Italia. È la linea di Mario Draghi, quella della trattativa. Se Mattarella si spende, spiegano dal Colle, non lo fa per difendere il governo, ma per tutelare l’Italia. Il presidente della Repubblica, come lui stesso sostiene in mattinata a Pontedera ricordando Giovanni Gronchi, «non si sovrappone all’esecutivo» tuttavia «ha il dovere costituzionale» di indicare gli indirizzi fondamentali nell’interesse della nazione. Del resto se Moscovici, dopo la consegna della lettera e gli incontri con il governo, è voluto salire al Quirinale, è perché considera Mattarella un punto di riferimento, uno con cui parlare nell’attuale caos italiano.
Un ruolo che lo stesso capo dello Stato rivendica durante la cerimonia per i 40 anni della morte di Gronchi. Al presidente, come diceva Pietro Calamandrei, «è affidata una responsabile vigilanza costituzionale». Lui «ha il timone» e la «cassetta degli attrezzi» e attraverso i suoi messaggi «parla contro ogni smarrimento costituzionale, ogni deviazione, ogni inerzia». Cose che stano succedendo adesso, troppo spesso, con inutili proclami, polemiche fuori luogo e accuse non fondate.
Mattarella non ha gradito il balletto sul decreto fiscale, con tanto di giallo della manina e di attacchi ai tecnici dei ministeri. Quello che era un normale scambio di opinioni informali tra uffici legislativi, con il Colle che aveva segnalato il problema dello scudo estero, si è trasformato in un caso di Stato per l’approssimazione e il dilettantismo di chi sta al governo. È una cosa che il presidente non digerisce. «È indispensabile uno sforzo condiviso per dimostrare le capacità del nostro Paese. Servono dialogo costruttivo e senso di responsabilità e maturità da parte delle istituzioni». Invece niente.
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