Commenti: 0 “Hitler fuggito in Argentina”. Parla un pilota tedesco
Secondo una nuova pista percorsa dal giornalista investigativo Gerrard Williams, ci sarebbe una nuova versione sulla fine di Hitler: una fuga repentina dalla Berlino circondata dall’Armata Rossa, un viaggio in aereo in Danimarca per poi raggiungere la Spagna neutrale e di lì la famigerata Argentina; colonia “felice” dei nazisti in fuga sulla “Rat Line” concessa dai vescovi conniventi e in stretto contatto con lo Stato Vaticano con la collaborazione della Croce Rossa.
A provarlo sarebbe la dichiarazione del pilota di quel volo, poi arrestato e processato dagli alleati.
Come Adolf Eichmann e il “dottore della morte” Josef Mengele, o Alois Brunner, anche il Führer sarebbe sfuggito alla morte e alla cattura da parte degli alleati; grazie all’aiuto del dittatore amico Francisco Franco, che avrebbe fornito a lui e a pochi fedelissimi un aereo dell’Ejército del Aire, permettendogli di arrivare in Spagna e di lì salpare alla volta del Cile con un convoglio di U-boat: i famigerati sottomarini cacciatori di convogli.
“Il generale Franco aveva ottimi rapporti con Hitler e così fornì un aereo dell’Aeronautica spagnola che lo portò a Fuerteventura. Lì Hitler e la moglie salirono a bordo di un convoglio di tre sottomarini. Quando arrivarono sulla costa dell’Argentina passarono la notte in un ranch chiamato Moromar, per poi recarsi a San Carlos de Bariloche in una proprietà dell’ambasciatore nazista in Cile“, ha dichiarato il report investigativo, citando le dichiarazioni del pilota tedesco Peter Baumgart, che avrebbe pilotato l’aereo in decollo da Berlino con destinazione Tønder, in Danimarca – Paese sottoposto all’occupazione nazista fino al maggio del 1945.
Adolf Hitler, sfuggito alla caccia alleata padrona della superiorità aerea in tutta l’Europa continentale, sarebbe atterrato e decollato 4 volte indisturbato, senza alcun rischio di essere riconosciuto, sarebbe poi salpato su di un convoglio di sottomarini “superstiti” sfuggiti al blocco navale alleato, scampati ai campi minati, ai ricognitori anti-sommergibili della Raf britannica e al naviglio alleato, per tagliare l’Oceano Atlatinco Meridionale e fare rotta sul sud America. Lì sarebbe stato accolto da simpatizzanti nazisti come l’ambasciatore tedesco del Cile, nascosto e sopravvissuto – anche alle ricerche del Mossad e dei “cacciatori di nazisti” della Wiesenthal – fino al sopraggiungere di un infarto che avrebbe stroncato la sua vita del 1962, dopo 16 anni di clandestinità.
“Questa non è un’ipotesi, è una certezza“, ha affermato il reporter che ha ripercorso i piani della fuga di Adolf Hilter, che, secondo la storiografia ufficiale, si sarebbe suicidato nel bunker sottostante la Cancelleria in 30 aprile del 1945; quando una pallottola calibro 7,65 sparata dalla sua pistola Walter PPK, gli avrebbe trapassato la tempia, uccidendolo all’età di 56 anni. Secondo il giornalista che studia da molti anni la possibilità che Hitler sia sopravvissuto alla guerra, i resti ossei sequestrati dallo Smersh – il controspionaggio sovietico – poi detenuti dal Kgb per tutta la durata della Guerra fredda ed esaminati in fine dagli esperti di medicina forense, che avrabbero decretato il decesso del dittatore nazionasocialista avvenuto a Berlino, questo non è sufficiente a dimostrare con certezza che Hitler abbia trovato la morte nell’ultimo anno del secondo conflitto mondiale.