Un migrante si uccide, l’ong: “Colpa dell’asilo negato”
Si è tolto la vita impiccandosi al cornicione della casa a Castellaneta Marina (Taranto) dove viveva insieme a due connazonali.
Ma ora l’associazione Babele punta il dito contro la decisione dell’Italia di non concedere l’asilo politico ad Amadou Jawo, 22enne del Gambia. Al momento del suo arrivo nel nostro Paese – due anni – era stato portato in una strutura di prima accoglienza nel leccese e poi si era trasferito nella cittadina pugliese. Alcuni giorni fa gli era scaduto il permesso di soggiorno
“Non poteva più restare in Italia”, sostiene l’associazione, “Desiderava tornare in Africa, ma temeva di essere additato come fallito e si vergognava. Ha pensato di non avere scelta”. Ora l’ong ha deciso di lanciare una sottoscrizione per raccogliere i fondi per riportare la salma nel villaggio del Gambia in cui viveva. “Servono in pochi giorni circa 5mila euro per pagare l’agenzia funebre che si occupa dello spostamento”, dice.
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