Manovra, Ennio Doris: “Cosa rischiano le banche con lo spread oltre i 300 punti base”
Altra giornata tesa quella di oggi, martedì 9 ottobre: lo spread tra Btp e Bund tedeschi sale anche oltre i 310 punti base. A risentirne, non solo la Borsa di Milano e altri listini europei, ma anche le banche. “Lo spread – spiega Ennio Doris, presidente di Mediolanum al Corriere della Sera – fa salire il costo del debito pubblico, svalutando i Btp e dunque il patrimonio delle banche“. A rendere ancora più difficoltosa la situazione ci si mette pure il peso maggiore della tassazione, a causa del taglio di alcune deducibilità, nonché la sottrazione degli oneri (es: contributi previdenziali e assistenziali) sul reddito imponibile
Così più le banche perdono patrimonio, meno valgono in Borsa. “Nella manovra di governo mancano lo stimolo all’economia e le misure a favore delle imprese; è sbilanciata sulle spese”, conclude Doris. È d’accordo con il presidente di Mediolanum anche Klau Regling, presidente del Fondo Salvastati: “La crescita italiana è un problema di mancanza di riforme convincenti“. Solo ieri il Banco Bpm ha perso il 6,5%, Ubi il 4,9, Unicredit il 3,5 e Intesa San Paolo il 3,2.
Lo spread oltre 300 punti significa anche che gli investitori danno per scontato una prossima dequalificazione del rating in Italia e inoltre, per chi specula allo scoperto, è più conveniente prendere a prestito i titoli bancari piuttosto che i Btp. A nulla servono le rassicurazioni degli istituti che sottolineano come, dal 2011, ci siano meno crediti deteriorati, meno titoli di Stato in portafoglio e valutazioni molto basse che toccano lo 0,58% del patrimonio. Proprio questo, secondo alcuni, le rende più appetibili ai colossi esteri. Qualche banca, con lo spread a 400 – secondo Credit Suisse – potrebbe necessitare di più capitale, “finora però – rassicura Lando Sileoni della Fabi – non c’è alcun allarme”.