Mattarella si dimetterà prima della fine del mandato?
Per la verità questo retroscena de Il Giornale in cui si paventa “l’uscita anticipata di Mattarella” lo riferisce a voci di non meglio precisati investitori riportate da Italia Oggi, non mi sorprende.
D’altra parte le fonti che ho riportato, meritano attenzione non in se stesse, ma per il tipo di contesto politico-finanziario cui fanno riferimento e nel quale potrebbero aver raccolto le dichiarazioni di anonimi investitori.
Anzi mi sorprende che ancora nessuno ne abbia trattato, pur velatamente.
Non può non essere sotto gli occhi di tutti come Mattarella rappresenti un’Italia politica, quella che lo ha eletto, che non c’è più.
Essa è ridotta ai minimi termini e non rappresenta se non una parte ormai minimale dei cittadini italiani.
E questo trend si va irrobustendo, tuttaltro che affievolirsi e ormai PD+FI rappresentano negli ultimi sondaggi intorno al 25% delle intenzioni di voto.
Questa tendenza virtuale si potrebbe anche irrobustire, in pratica, alle prossime votazioni europee.
Secondo Il Giornale, questo deficit di rappresentanza e di forza politica del Quirinale è venuto fuori in questi giorni di sfibranti trattative sul DEF in cui il Colle avrebbe “perso di fatto la sua figura che dovrebbe far da garante per Bruxelles”.
Se poi nei fatti alle elezioni europee di maggio del prossimo anno, si dovessero ampliare i già robusti consensi a M5S e Lega, ci sarebbe chi potrebbe osservare che l’affermazione non solo confermata ma pure rafforzata di queste due forze politiche può evidenziare una implicita sconfessione politica-culturale del Presidente Mattarella.
In quel caso, nella inevitabile dialettica tra le diverse istituzioni dello Stato, la posizione di Mattarella risulterebbe troppo debole nell’esercizio della cosiddetta ‘moral suasion’ che il Quirinale solitamente esercita nei confronti dei governi nell’ambito delle sue prerogative costituzionali.
Potrebbe apparire, secondo la colorita espressione americana, una ‘anatra zoppa’.
Di qui si può ancor più spiegare l’enorme dispiegarsi di ogni tipo di pressione sul Governo Conte affinché le riforme più significative del M5S e della Lega, a partire dal Reddito di Cittadinanza, siano bloccate e abortite utilizzando la minaccia dello spread e delle agenzie di rating.
Ma il vento non lo si può fermare con le mani.