L’Ue processa i sovranisti Voci fosche: Troika in Italia
Roma Bruxelles al contrattacco contro i populisti e, sottotraccia, sulle barricate per frenare la forzatura dell’Italia sul bilancio del 2019.
Alla Commissione Europea non è andata giù nemmeno l’ultima versione – annunciata – del Def. Il deficit al 2,4 nel 2019 è già completamente fuori dalle regole e il ritorno del percorso di riduzione nei due anni successivi non basta a convincere il governo Ue.
Ieri fonti della Commissione hanno precisato che non c’è nessuna lettera in arrivo sui conti italiani. Ma è solo una questione di tempo. Il governo ha mandato ieri sera la nota per Bruxelles con i numeri principali del Def aggiornato e ora la risposa arriverà entro due settimane.
Ma dall’Ue arrivano già segnali poco rassicuranti. Ieri l’agenzia Reuters ha dato conto di voci interne alla Commissione europea che hanno giudicato come «una follia» i numeri del Def. La reazione dei mercati all’ultima versione per le stesse fonti è stata eccessivamente ottimistica. Ma c’è di peggio. L’Italia è troppo grande per essere salvata con meccanismi già usati per la Grecia. I paesi del Nord non vogliono comunque saperne di spendere i soldi dell’Esm per Roma. L’unica strada è quella di una ristrutturazione del debito italiano. In sostanza un default pieno, a spese degli italiani e dei loro risparmi che verrebbero «spazzati via». Italiani che, sempre per l’esponente del governo europeo in vena di giudizi, «vivono sulla luna».
Ad aggravare questo clima ci sono le schermaglie politiche. Dopo le parole di Matteo Salvini contro Jean-Claude Juncker («parlo solo con persone sobrie») ieri il vicepremier ha di nuovo sfidato l’Europa. Juncker «dice che facciamo la fine della Grecia». Ma questo governo ha il gradimento del 60% degli italiani».
Il presidente della Commissione ieri prima ha assicurato: «Io non insulto nessuno, e men che mai gli euroscettici», per i quali «ho molta comprensione, ci sono molte persone che non sono contro l’Europa ma che hanno molte domande giustificate da porre». Poi però ha illustrato di nuovo un manifesto anti populismo. «Dobbiamo mobilitarci perché il pericolo rappresentato dall’estrema destra riesce a imporsi facilmente, quando lo stupido populismo e l’ottuso nazionalismo si mettono in moto». Di nuovo all’attacco anche Pierre Moscovici, che ieri ha avvertito: l’Ue «può implodere o essere snaturata dai responsabili dell’estrema destra, Matteo Salvini, Marine Le Pen o Vitkor Orban». Dichiarazione rilasciata al quotidiano Le Monde che segna un cambiamento di passo per il commissario agli Affari economici. Non si candiderà più alle Europee di maggio nelle liste del Partito socialista. Motivo: «non si rende conto della sfida esistenziale dinanzi alla quale si trova l’Europa: per la prima volta nella sua storia, la sua esistenza è minacciata».
In realtà il commissario non ha l’appoggio della politica francese per diventare lo «Spitzenkandidat» dei socialisti, cioè il candidato di punta per il ruolo di presidente della Commissione europea. Il suo partito, il partito socialista francese, è piccolo e diviso. Il presidente dell’Esagono Emanuel Macron non ha intenzione di appoggiarlo. In sostanza, fino a ieri c’erano due Pierre Moscovici. Il commissario Ue in senso stretto, quello che richiama i Paesi al rispetto delle regole, avvertiva l’Italia che non si può fare troppo deficit. Poi il politico. A questo ultimo andavano ascritti gli attacchi contro il governo italiano di questi ultimi tempi. Qualche giorno fa i «piccoli Mussolini» che inquinano la politica. Poi ieri l’affondo contro Orban, Salvini e Le Pen. Questo ultimo con tutta probabilità scomparirà perché è scomparso il suo obiettivo principale.
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