Stuprò l’operatrice nel centro accoglienza: migrante “salvo” per un cavillo

Si trova alla sbarra l’extracomunitario che il 20 settembre dell’anno scorso ha aggredito e violentato un’operatrice del centro d’accoglienza “Terra Promessa”, nella località di Fontanella (Bergamo).

Per un vizio di forma, la perizia che attesta la sua completa lucidità mentale è stata resa nulla, come racconta il Giorno.

L’episodio per il quale si trova imputato era avvenuto in piena mattina, intorno alle 10, quando la sua ignara vittima, una giovane di 26 anni, aveva fatto il suo ingresso nella struttura per iniziare il turno di lavoro. Lo straniero, un 20enne proveniente dalla Sierra Leone, l’aveva assalita alle spalle e spinta all’interno di un bagno dove è poi avvenuto lo stupro.

A salvare la mediatrice culturale erano stati altri due richiedenti asilo che, udite le sue urla, avevano sfondato la porta della piccola stanza e tentato di bloccare l’aggressore. Questi, inizialmente riuscito a fuggire nelle campagne circostanti la comunità, era stato in seguito intercettato dai carabinieri allertati dal centro.

Il 20enne era quindi finito in manette con l’accusa di violenza sessuale ma anche di lesioni aggravate, considerati i numerosi lividi riportati dalla giovane operatrice a seguito delle percosse.

In questi giorni, alla presenza del gup di Bergamo Maria Luisa Mazzola, si sta svolgendo il processo per rito abbreviato, e durante il dibattimento è stato riscontrato il problema sopra citato.

A quanto pare la perizia psichiatrica svolta dal dottor Massimo Biza, che ha riconosciuto la totale capacità di intendere e di volere del 20enne nel compiere la terribile violenza, non può essere considerata valida. Tutto perché il professionista non ha notificato lo svolgimento dell’esame al consulente dalla difesa.

A segnalare il banale errore ed a chiedere l’annullamento della perizia è stato l’avvocato difensore del 20enne, Samantha Vignati. Mentre Nicola Poloni, l’esperto di cui si avvale la difesa, ha voluto ribadire l’incapacità di intendere e di volere del ragazzo della Sierra Leone, ma anche la sua conseguente pericolosità sociale.

Il gup ha accolto la richiesta del legale, pertanto l’esame dovrà essere ripetuto da un nuovo perito. A seguito di tale decisione sono arrivate le prime polemiche, in quanto il processo verrà ulteriormente allungato ed altri soldi pubblici saranno spesi.

La prossima udienza, prevista per il 16 ottobre, vedrà la partecipazione anche della vittima della violenza rappresentata dal suo avvocato Nadia Leporace. Quest’ultima, fra l’altro, collabora con la fondazione no profit Doppia Difesa della quale il ministro Giulia Buongiorno è stata fondatrice nel 2007.

IL GIORNALE.IT

 

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