Ma il diktat della Ue sul 2% ora mette a rischio il Paese

Oltre la soglia che gli analisti (quindi banche di affari e agenzie di rating) consideravano tollerabile.

Molto più in là rispetto alla trincea dell’1,9% fissata dal ministro dell’Economia, che fino a ieri pomeriggio sembrava inviolabile. Il 2,4%, supera ampiamente il tetto massimo concesso dall’Europa.

Giovanni Tria ha lavorato alle cifre fino all’ultimo. Non ha partecipato al primo vertice di maggioranza per lavorare sulle cifre della nota di aggiornamento del Def e poi ha fatto recapitare a Luigi Di Maio e Matteo Salvini un’offerta generosa: deficit al 2,1% del Pil.

Proposta respinta già al termine della primo incontro dai leader di M5S e Lega. Erano circa otto miliardi in più rispetto a quanto il ministro aveva concesso nei giorni scorsi.

Molto, ma non abbastanza da finanziare tutte le misure care ai due partiti di maggioranza. Coperto il reddito di cittadinanza, fuori la riforma delle pensioni che cancella la Legge Fornero e introduce quota 100. Per le pensioni il ministro ha dato solo 2,5 miliardi.

I leader M5S e Lega si sono impuntati sul 2,4%. In sostanza nella maggioranza è passata la linea dei pentastellati annunciata mercoledì da Di Maio. Fino a ieri sera, anche Tria è rimasto fermo sull’ultima offerta. Poi le voci su un nuovo accordo sul 2,4%, filtrate direttamente da Palazzo Chigi. Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza, secondo Di Maio e, addirittura, 1,5 miliardi per i truffati dalle banche (erano 500 milioni fino a ieri).

Percentuale ad alto rischio, è il ragionamento che ieri circolava al ministero dell’Economia. Se i mercati possono in qualche modo incassare il 2%, il rating delle principali agenzie non potrà non tenere conto del fatto che il governo italiano finanzierà la manovra quasi solo con il deficit.

Poi c’è il giudizio dell’Europa. Ieri da Bruxelles è arrivato un messaggio chiaro: se il deficit nominale che il governo metterà nella nota di aggiornamento del Def dovesse superare la soglia del 2%, la legge di Bilancio sarà bocciata. La soglia europea sarebbe in realtà l’1,6%, compresi tutti i margini di flessibilità concedibili. Ma la Commissione europea è disposto a riconoscere all’Italia un altro sconto. Ma non oltre il 2%.

Anche perché l’Italia è già in mora per non avere rispettato la riduzione del debito prevista dalle regole Ue. Con lo sforamento sul deficit verrebbero meno le circostanze attenuanti. L’Italia quindi rischia che l’Europa respinga preventivamente la legge di Bilancio e avvii una procedura di infrazione sul debito.

Nel testo del Def portato dal ministro Tria al vertice – una bozza circolata che ieri sera il governo ha precisato essere superata, ma che in realtà anticipa la gran parte del testo finale – si sottolinea «l’importanza fondamentale» della riduzione del debito.

La bozza già conteneva tutte le riforme annunciate in questi giorni dal governo. Il reddito di cittadinanza e anche le pensioni di cittadinanza a 780 mensili. Per finanziare il reddito di cittadinanza si prevede anche l’abolizione del Cnel e la riduzione del numero dei parlamentari.

C’è anche un corposo capitolo pensioni, con quota 100 e addirittura la possibilità di ritirarsi dal lavoro dopo 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età. Misura molto costosa che sembrava essere tramontata. Poi la riforma fiscale, con l’aliquota al 15% per «un milione» di partite Iva, secondo Salvini. Per le misure bisognerà in realtà aspettare la legge di Bilancio vera e propria. Ue permettendo.

IL GIORNALE.IT

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