Roma, furti e biancheria intima tra le tombe: cimiteri in balia del degrado
Furti, degrado e profanazioni. Ormai il cimitero monumentale del Verano è terra di nessuno (guarda il video).
E chi non si rassegna a dimenticare i propri cari, ogni giorno, incappa in qualche inconveniente. Lo sa bene l’attore Enrico Montesano che, domenica scorsa, ha trovato la tomba di sua madre depredata da qualche balordo.
Non è la prima volta che capita. Ed è anche per questo che i sepolcri sono sempre più spogli. “Sulla lapide di mio figlio non porto più nulla perché rubano di tutto: fiori, lumini, scope e persino i peluche dalle tombe dei bambini”, denuncia la signora Fiorenza che ha la tomba di famiglia al Pincetto. Anche pregare sulle lapidi dei propri cari è diventato impossibile, perché le ginocchia affondano nel guano degli stormi. Lo stesso che ricopre e corrode i sepolcri e brucia o imbratta i mazzi di fiori, le piante e gli oggetti che circondano le tombe. Allora “da ottobre a marzo bisogna impacchettare loculi e sepolcri con dei teli di nylon per proteggerli dall’arrivo degli uccelli”, aggiunge la signora agitando una bomboletta di repellente per insetti. Sì perché, quando tutto va bene, c’è da fare i conti con le colonie di zanzare che infestano la zona e tormentano i visitatori. E non è un disagio da poco. “Se non usi lo spray ti spolpano”, assicura Fiorenza mentre si spalma la lozione.
Ma quello che vi abbiamo raccontato sin qui è solo la punta dell’iceberg. Il Verano fa paura. Non solo perché lapidi spezzate e sculture mutilate ricordano le atmosfere lugubri delle novelle inglesi dell’Ottocento. “Non c’è sorveglianza e tanto all’interno quanto all’esterno del cimitero aggressioni e scippi sono frequentissimi, soprattutto ai danni degli anziani, che sono i maggiori frequentatori di questi luoghi”, denuncia Valeria Campana, portavoce del Comitato Cimiteri Capitolini. Nel tardo pomeriggio, ad esempio, i primi pusher iniziano già ad affacciarsi. Ne incontriamo un paio, a due passi dall’ingresso del cimitero, intenti a scambiarsi delle dosi. E c’è anche chi sceglie il camposanto per consumare dei rapporti mordi e fuggi. Almeno a giudicare dalla scia di indumenti intimi rinvenuti lungo i viali alberati. “Recentemente abbiamo trovato addirittura un reggiseno – spiega Campana – e il sospetto è che qualcuno si apparti tra le tombe”. Di sicuro, sempre secondo le testimonianze raccolte dalla portavoce del Comitato, c’è chi ha scelto alcuni loculi vuoti per pernottare con sacco a pelo e stuoino. Insomma, non si può stare in pace neppure nell’aldilà.
Ed a turbare il sonno dei defunti, adesso, ci si mettono pure i decibel del Campidoglio. “Vorrebbero organizzare dei concerti qui dentro per fare cassa, è un’assurdità – attacca Campana – pensassero piuttosto a ripristinare un minimo di decoro”. Eppure, ancora non sono stati rimossi alberi e tronchi scaraventati a terra dalle piogge dello scorso inverno. Nonostante questo, però, il Verano è stato comunque interessato da nuove gabelle. “Nell’ultimo periodo le tariffe cimiteriali sono aumentate del 40 per cento”, aggiunge Fabrizio Santori, esponente romano del Carroccio. “E poi c’è pure la tassa per l’ultimo saluto: 250 euro per passare dieci minuti in più con la salma della persona cara”, puntualizza stizzita Campana.
Eppure, nel resto d’Europa, non occorre tartassare i cittadini. A Parigi, Londra, Copenaghen e Praga, solo per citare alcuni esempi, luoghi del genere si mantengono con il turismo. “Pensare che il Verano, con i suoi venti secoli di storia, non ha eguali nel mondo”, spiega amareggiato Andrea Moi, dell’Associazione Radici nel Mondo, che organizzata tour guidati all’interno del camposanto. Itinerari da percorrere a piedi, alla scoperta di opere d’arte e tombe monumentali. Lasciando magari un fiore sulla lapide di questo o quel personaggio.Tra la miriade di defunti che riposano nel primo cimitero della Capitale, ci sono gli eroi del Risorgimento come Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi. Attori iconici come Eduardo De Filippo e Vittorio Gassman. Ma anche protagonisti della prima repubblica come Palmiro Togliatti e Giulio Andreotti. La morte, diceva Totò in una bellissima poesia, “è una livella”. Lo è anche il degrado. Tutti, qui, riposano nell’abbandono.