“È finita la pacchia”. M5s prepara le purghe contro tv e giornali
L’odio dei Cinque Stelle nei confronti dei giornali, soprattutto di quelli non allineati, è cosa vecchia e nota.
Tanto da fare dire al vicepremier Luigi Di Maio che lui non li legge mai e che si informa solo sui social.
Ma ora la campagna contro la stampa avviata già da tempo dal ministro pentastellato – tornato ieri sull’argomento per ribadire che «la proprietà dei giornali deve essere indicata nella testata» – è diventata un vero e proprio attacco all’informazione, con il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, che annuncia lo stop dei fondi pubblici a tutti gli organi di informazione in un’intervista su Il Fatto, il giornale amico che gli dedica l’apertura titolando a tutta pagina che per «Berlusconi è finita la pacchia». Già qualche giorno fa, quando l’affondo stava prendendo forma, era intervenuta la Federazione nazionale della stampa parlando di «intimidazione» e «attacco alla libertà di stampa». Ora si capisce quali sono le misure che il governo vuole adottare nei confronti degli odiati giornali e anche Forza Italia è subbuglio per il rischio che gli interventi previsti possano limitare il pluralismo dell’informazione.
Crimi nell’intervista nega di essere contro la stampa per partito preso, ma sostiene la necessità di «mettere dei tetti pubblicitari per ridistribuire la pubblicità tra Tv e carta stampata» e di tagliare i finanziamenti diretti all’editoria partendo dal decreto Lotti riguardante il Fondo per il pluralismo all’editoria, mai davvero varato, che adesso potrebbe essere inserito nella legge di Bilancio. Il Fondo prevedeva un «contributo di solidarietà dello 0,1 per cento sui redditi delle concessionaria di pubblicità compresi i Centri Media». Il sottosegretario M5s spiega che i finanziamenti pubblici saranno tagliati proprio intervenendo su quel contributo e «verificando che l’extra gettito derivante dal canone Rai sia davvero confluito nel Fondo». «Vanno aggiustate le distorsioni – dice – visto che il 30 per cento dei fondi va a 4-5 testate. Andrà individuato un tetto e modificate le modalità di erogazione».
Le reazioni non si sono fatte attendere. Anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani è intervenuto: «Un conto è l’assistenzialismo e tenere in piedi finti giornali, un altro è limitare la libertà. Prima di fare tagli bisognerebbe verificare e ascoltare». «Che il Movimento Cinque Stelle volesse regalare l’Italia ai colossi del web è stato chiaro sin da subito», ha twittato invece la forzista Deborah Bergamini. Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, vede nelle parole di Crimi una minaccia a «un pilastro della democrazia»: «C’è un disegno preciso, anzi Crimi-nale, in atto: liberarsi di ogni voce non allineata al governo». Anche Patrizia Marrocco, deputata di Forza Italia e membro della commissione Cultura di Montecitorio, ritiene che il M5s «stia mettendo in pericolo la nostra democrazia» per perseguire l’obiettivo di «limitare la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione attraverso la sottrazione di tutte le risorse possibili alle voci libere, affinché resti soltanto la piattaforma Rousseau, sovvenzionata dai parlamentari grillini, a fungere da Pravda». Per il senatore azzurro Maurizio Gasparri «i grillini devastano l’editoria invece di incentivarla».
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