Onu, la nefandezza islamica coperta dai signori delle Nazioni Unite (che accusano gli italiani)
Michelle Bachelet è un personaggio politico screditato. Ha concluso il proprio incarico come presidente del Cile lo scorso marzo, tra i fischi degli elettori. Però è socialista, appartiene alla schiatta di governanti che hanno impoverito il sud America (i brasiliani Inácio Lula e Dilma Rousseff, il boliviano Evo Morales, il venezuelano Nicolás Maduro e tutti gli altri lustrastivali dei fratelli Castro). Così, anziché in esilio, è stata spedita all’ Onu, dove per quelli come lei un posto si trova sempre. Da pochi giorni è Alto commissario per i Diritti umani, uno degli incarichi più importanti e meglio pagati del Palazzo di vetro, per il quale ha disposizione uno staff di 1.300 persone e un budget annuale di 200 milioni di dollari.
A voler fare le cose sul serio, ci sarebbe solo l’ imbarazzo della scelta: le discriminazioni nei confronti delle donne e degli omosessuali, le torture agli avversari politici e le violenze e le uccisioni in nome dell’ islam sono prassi comune in Africa, Medio Oriente e Asia meridionale. Per la compagna Bachelet, l’ infezione da curare si trova invece nelle democrazie occidentali governate dai conservatori. Nel discorso d’ insediamento pronunciato ieri, ha accusato innanzitutto gli Stati Uniti di Donald Trump e l’ Ungheria di Viktor Orbán, per le loro politiche di controllo sull’ immigrazione.
Quindi se l’ è presa con l’ Unione europea, che secondo lei dovrebbe «istituire un’ operazione umanitaria di ricerca e soccorso per le persone che attraversano il Mediterraneo», e in particolare col governo italiano, cioè con Matteo Salvini, colpevole di avere negato l’ attracco alle navi delle Ong e di altre nefandezze.
Con l’ intento di mettere in riga lui e noi, ha annunciato che invierà gli ispettori dell’ Onu in Italia, «per valutare il segnalato forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom».
Una sorta di caschi blu dell’ immigrazione, i quali dovranno occuparsi anche dell’ Austria di Sebastian Kurz. Incontreranno i responsabili delle Ong e chiunque abbia denunce da fare (Laura Boldrini può già prendere appuntamento), quindi stileranno un rapporto che di fatto è già scritto, nel quale il nostro Paese sarà dipinto come la culla del quarto reich. E tutto questo nemmeno a buon mercato, visto che per mantenere l’ intero sistema delle Nazioni unite lo Stato italiano stacca ogni anno un assegno di 714 milioni di euro, cento dei quali alla sola Onu e il resto alle agenzie collegate.
Nulla di nuovo, per carità. È la solita internazionale socialista che invia i propri nominati a picconare gli avversari. Soccorso rosso tra compagni in disarmo, che scalano le gerarchie degli organismi internazionali perché sono gli unici posti in cui possono portare avanti i loro ideali falliti senza chiedere il permesso agli elettori. Ha ragione Salvini quando dice che l’ Italia non accetta lezioni da nessuno, tanto meno da un’ Onu che non ha il coraggio di indagare sui propri Stati membri «che ignorano diritti elementari come la libertà e la parità tra uomo e donna».
Ha ragione, soprattutto, quando sostiene che dovrà valutare assieme gli alleati se sia giusto continuare a pagare «per finanziare sprechi, mangerie, ruberie di un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani». Ma dei Cinque stelle l’ unico a intervenire è stato Alessandro Di Battista, per dire che «l’ Onu dovrebbe inviare ispettori in tantissimi Paesi del mondo». È chiaro che il ragazzo gode nel vedere Salvini sotto attacco. Si attendono tweet da Luigi Di Maio e dagli altri grillini di governo, una volta che avranno capito di cosa si parla.