“Se sei malato non ti cacciano”. Così i migranti invitano gli amici
La facilità con la quale è possibile entrare in Italia e restarci illegalmente è oramai nota a livello globale, al punto che su Facebook vengono persino scambiati consigli tra chi si trova già in territorio italiano e chi è invece in procinto di arrivare.
È così che su uno dei gruppi denominati “Colombianos en Milan” (gruppo chiuso) nella nottata tra sabato e domenica è apparso un post nel quale tale “Gomez Gomez” scrive di avere tutto pronto per partire alla volta dell’Italia e chiede delucidazioni sulla possibilità di portare con sé medicinali in quanto malato; in seguito chiede se essendo irregolare possa comunque continuare le cure in Italia (guarda la foto).
Dopo uno scambio di commenti e consigli subentra un utente, tale Alejandro Diaz, che lo incoraggia così: “Per chi non lo sa, la Costituzione italiana obbliga a curare le persone con problemi di salute inviandole direttamente negli ospedali. La salute è un diritto costituzionale e copre anche i casi degli irregolari; quindi costoro che necessitano di trattamento medico vengono curati negli ospedali e se ci sono spese da pagare se ne occupa il consolato. Una persona che è sotto cure mediche non può essere espulsa. Se poi dovessero esserci problemi puoi recarti in qualsiasi sindacato dove ti orienteranno e dove hanno a disposizione avvocati“.
L’utente Diaz ha probabilmente ripreso una sentenza della sesta sezione civile della Corte di Cassazione del giugno 2016 in seguito al ricorso presentato da una cittadina peruviana che si era vista respingere dal giudice di pace di Roma il ricorso presentato contro il decreto di espulsione emesso nei suoi confronti dal prefetto della Capitale: “La garanzia del diritto fondamentale alla salute del cittadino straniero, che comunque si trovi nel territorio nazionale, impedisce l’espulsione nei confronti di colui che dall’immediata esecuzione del provvedimento potrebbe subire un irreparabile pregiudizio“. Tale garanzia, accordata ai clandestini dai giudici della Suprema Corte, deve “comprendere non solo le prestazioni di pronto soccorso e di medicina d’urgenza, ma anche tutte le altre prestazioni essenziali per la vita”.
Sentenza a parte, la conversazione individuata nel gruppo dei colombiani a Milano lascia intendere un messaggio chiaro, non vi è alcun problema nel recarsi in Italia per poi trattenersi oltre i limiti previsti e diventare irregolari perché tanto se si è gravemente malati non solo non si può essere espulsi, ma la sanità pubblica è anche obbligata a fornire le cure che poi saranno pagate dal consolato di turno. Secondo questa logica milioni di malati stranieri potrebbero dunque cercare l’ingresso nella generosa Italia dove tutto è concesso. IL GIORNALE.IT