Roma, 14enni italiane legate e stuprate: dimezzata la pena per i 2 rom, condannati solo a 6 anni. Già liberi

ROMA – Quattordicenni italiane legate e stuprate in un boschetto del Collettino, pena ridicola e inaccettabile per i due zingari che ventenni: Mario Seferovic e Bilomante Maikon Halilovic: condannati solo a 5 e 6 anni di carcere, pena dimezzata grazie al rito abbreviato. Gli stupratori sono già liberi.

Avevano ammanettato e stuprato due 14enni, dopo aver adescato sul web una di loro e averle fatte cadere nell’imboscata.

Per questo i due rom 20enni, Mario Seferovic e Bilomante Maikon Halilovic, sono stati condannati a Roma rispettivamente a 6 anni e a 5 anni e mezzo di carcere. I due sono nati a Roma, ma sono di origini bosniache e sono domiciliati in un campo nomadi di Tor Sapienza.

Lo stupro avvenne il 10 maggio 2017, in in un boschetto del quartiere romano del Collatino, dove i due erano stati raggiunti dalle ragazzine. Una delle due, infatti, avrebbe conosciuto Seferovic su Facebook (sui social lui si faceva chiamare “Alessio il Sinto”) e dopo le chat aveva accettato di incontrarlo dal vivo. All’appuntamento si era presentata insieme a un’amica coetanea, ma – una volta arrivate – il rom le aveva costrette a seguirle in una zona isolata, le aveva legate e poi violentate, mentre Halilovic faceva da palo.

Per mesi, poi, le ragazzine avevano taciuto l’accaduto per paura. “Se avessimo raccontato a qualcuno quello che ci aveva fatto, ci avrebbe ucciso e avrebbe fatto del male alle nostre famiglie”, hanno raccontato ai pm, “Mario ha chiamato anche a casa – racconta ancora la vittima – e ha parlato con mia madre fingendosi un ragazzo qualunque per convincerla a farmi uscire con lui”.

Per i due la procura aveva chiesto 10 anni per stupro di gruppo aggravato e sequestro di persona. Il gup Maurizio Silvestri ha deciso – durante il processo con rito abbreviato – ha deciso di comminare una pena di 6 anni e 5 anni e mezzo e di far cadere l’accusa di sequestro. Usciti dal carcere, però, i due dovranno per un anno informare le autorità dei propri spostamenti

Con fonte Il Giornale

 

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