L’Onu ci manda gli ispettori per difendere migranti e rom
Ci mancava la reprimenda dell’Onu. Sul tema delle politiche migratorie che ogni stato mette in pratica, adesso scende in campo anche il nuovo Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet.
Ma non solo su quello. Perché l’annuncio fatto oggi dall’ex presidente cileno nel suo primo discorso al Consiglio di Ginevra ha il sapore di un’azione moralizzatrice, se non di una vera e propria “invasione”.
“Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom”, ha dichiarato Bachelet. Stesso discorso varrà anche per l’Austria.
“Il governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili. Anche se il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità per coloro che compiono la traversata è risultato nei primi sei mesi dell’anno ancora più elevato rispetto al passato”, ha precisato l’Alto commissario.
E ancora, secondo Bachelet, gli sforzi dei governi per respingere gli stranieri non risolvono la crisi migratoria e causano solo nuove ostilità. “È nell’interesse di ogni stato adottare politiche migratorie radicate nella realtà, non in preda al panico”, ha detto l’ex presidente cileno criticando l’erezione dei muri di confine, la separazione delle famiglie di immigrati e l’incitamento dell’odio contro i migranti. “Queste politiche non offrono soluzioni a lungo termine a nessuno, solo più ostilità, miseria, sofferenza e caos”, ha affermato.
Nelle osservazioni di oggi, l’Alto commissario non ha citato esempi concreti, ma una versione più lunga del suo discorso presentata al Consiglio ha fatto riferimento a paesi tra cui Stati Uniti, Ungheria e Italia. All’inizio di settembre, Bachelet ha ottenuto la carica succedendo al diplomatico giordano delle Nazioni Unite Zeid Ràad Al Hussein, noto per il suo approccio altamente conflittuale nei confronti di alcuni di questi paesi. Oggi Bachelet ha invece optato per un tono meno combattivo, sottolineando al Consiglio per i diritti umani che avrebbe combattuto per i diritti umani mantenendo però la disponibilità ad ascoltare i governi. “I paesi dovrebbero vedere i diritti umani come uno strumento per lo sviluppo economico e contro l’estremismo violento. È costruendo l’accesso a tutti i diritti umani che la società diventa più forte e più capace di resistere a choc imprevedibili”. IL GIORNALE.IT