Fermati 16 della Diciotti. “Il fascicolo è senza foto”
Migranti della Diciotti: la storia infinita. Trovati, identificati per la terza volta, infine lasciati andare al loro destino.
Sedici eritrei scomparsi da Rocca di Papa sono stati trovati ieri mattina dalla polizia, da giorni a caccia dei migranti fuggiti dal Centro di accoglienza Mondo Migliore. Rilasciati dopo le operazioni di identificazione nell’ufficio Immigrazione di via Teofilo Patini, a Tor Sapienza, struttura distaccata della polizia di Stato che sorge accanto, ironia della sorte, il campo rom di via Salviati. Ma dove sono andati a finire, poi, i fuggiaschi della Diciotti? Di nuovo al centro di accoglienza Baobab, alla stazione Tiburtina, dove erano stati individuati dalla Digos poche ore prima. Fantastico.
Gli eritrei della Diciotti, 16 più un cittadino siriano, erano in coda per essere visitati dai volontari di Medici senza Frontiere. Probabilmente in attesa del loro contatto in grado di fornire soldi e documenti per proseguire il viaggio. Altri sarebbero nascosti, ma la notizia è da confermare, nell’ex fabbrica della Penicillina di via Tiburtina. «Un’inaccettabile violazione del diritto alle cure mediche» per gli stessi Msf. Un’operazione anomala. Se, come ribadito Cei e Caritas, gli eritrei della Diciotti sono sempre stati cittadini liberi, perché identificarli ancora, intasando l’ufficio immigrazione stracolmo di gente? «Allo sbarco sono stati tutti foto segnalati – spiega il vicequestore Filippo Bertolami, sindacalista – ma sulla scheda arrivata a Rocca di Papa la foto non c’è».
Un paradosso che, in soldoni, costringe a una nuova identificazione ogni volta che gli eritrei vengono fermati per un controllo. «Dietro ognuno di loro potrebbe nascondersi chiunque – precisano i poliziotti – un latitante, un terrorista, uno straniero che non può ottenere lo status di rifugiato». Per il portavoce del centro Baobab Andrea Costa: «Si è trattato di un’operazione spot – dice – Si spiega solo con la volontà di dimostrare che hanno tutto sotto controllo. Sono cittadini liberi di andarsene a raggiungere i loro parenti nel Nord Europa, inutile fermarli».
Di un altro avviso il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Poverini in fuga dalla guerra? No, clandestini in fuga dalla legge». «Alcuni immigrati che erano sulla Diciotti sono stati rintracciati a Roma – spiega Salvini – rifiutano l’aiuto e pretendono di circolare senza documenti e senza rendere conto di nulla. Così, abbiamo la conferma che la storia degli scheletrini che scappano dalla guerra è una farsa. Mentre è pura fantasia l’ipotesi che io li abbia sequestrati: gli unici sequestrati sono gli italiani, vittime dell’immigrazione clandestina, immigrazione che continueremo a combattere». In un post del Baobab: «Un’operazione illegale costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa». Migranti «in transito» per i volontari. Delle 190 persone salvate e recuperate dalla nave della Capitaneria di Porto Umberto Diciotti, 13 vengono subito trasferite a Lampedusa per assistenza medica, 27 minori vengono accolti in strutture protette, tre eritrei ospedalizzati, altri due minori individuati allo sbarco mentre due risultano scomparsi. Dei 143 trasferiti all’hot spot di Catania 124 sono eritrei, di questi 100 finiscono a Rocca di Papa, 51 di essi si dileguano mentre ne restano 49 dislocati in varie diocesi. Infine gli scafisti, quattro, individuati e arrestati. Al Baobab si difendono: «Non abbiamo reso pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli. Proteggerli dalle dittature (…), proteggerli dai media».
Intanto primo sgombero dell’era Salvini a Roma Est. Una palazzina occupata da tre anni in via Raffaele Costi, a Tor Cervara, è stata liberata dagli occupanti abusivi, senza incidenti. Un centinaio di famiglie di varie etnie (soprattutto rom e africani) per un totale di 150 persone sono state mandate via dalla proprietà privata. Fra questi 49 stranieri portati all’ufficio immigrazione.