Diciotti, e poi si scopre che la Chiesa e la CEI hanno case e istituti vuoti: ma non per le famiglie povere italiane
Con il caso Diciotti si è scoperto che la Conferenza Episcopale Italiana dispone di appartamenti vuoti per così dire i clandestini eritrei. Vescovo: “Abbiamo case e istituti religiosi vuoti, anche in buone condizioni. Ottimi per dare accoglienza a questi nostri fratelli. Mettiamo in pratica il Vangelo di Gesù”. Peccato che i parassiti vescovi e cardinali non applichino il Vangelo per le famiglie povere italiane e per gli sfrattati.
(Il Fatto Quotidiano) – Diciotti: “Non era più sostenibile la situazione e per questo la Chiesa italiana ha deciso di aprire le porte, nel rispetto dei principi espressi più volte dal Papa, costruire ponti e non muri”. Così don Ivan Maffeis, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, ha spiegato la decisione della Cei di accogliere 100 dei 137 migranti rimasti a bordo della nave Diciotti. “Abbiamo espresso nelle ultime ore – ha spiegato Maffeis – la disponibilità ad accogliere i migranti, e il ministro dell’Interno l’ha accolta, dopo che solo Irlanda e Albania si sono dette disponibili. Ora occorre verificare le condizioni di salute di queste persone, l’identificazione, tutti i passaggi che prevede la legge”. Un accordo, quello raggiunto tra la Cei e il Viminale, siglato “per porre fine alle sofferenze di queste persone, in mare da giorni”.
Parole inequivocabili che si sono concretizzate nell’accoglienza, da parte della Cei, dei migranti a bordo della nave Diciotti. “I vescovi di Sicilia – aveva affermato il presule di Noto, monsignor Antonio Stagliano, delegato Migrantes della Conferenza episcopale siciliana – si stanno interrogando sulla necessità di passare dalla riflessione ai fatti, meno proclami, pur importanti per risvegliare le coscienze, e più azioni fattive per liberare questi nostri fratelli. Dopo le belle riflessioni, occorre subito mobilitarsi: magari salendo sulla Diciotti e fare con loro lo sciopero della fame? O qualche altra iniziativa di solidarietà che manifesti il volto popolare di una Chiesa impegnata fattivamente su questo problema?”. (…)
Gli aveva fatto eco il vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, che ha subito offerto la disponibilità a ospitare i profughi. “Non è solo questione di giustizia, – ha affermato il presule – ma dare ospitalità e accoglienza è crescere nella fede: questo è l’amore. Come Chiesa viva, allora, apriamo le porte della nostra diocesi. Abbiamo case e istituti religiosi vuoti, anche in buone condizioni. Ottimi per dare accoglienza a questi nostri fratelli. Mettiamo in pratica il Vangelo di Gesù”. Marciante ha sottolineato, inoltre, che “i 150 immigrati della Diciotti vengono quasi tutti dall’Eritrea, un Paese tra i poveri, governato da una dittatura brutale che pone quella popolazione nella scelta tra morire in patria o rischiare di morire nel viaggio della speranza, per raggiungere parenti e connazionali soprattutto nel Nord Europa. Siamo cristiani e dobbiamo seguire Cristo che bussa alla nostra porta. Dobbiamo impegnarci con intelligenza e prudenza, ma anche con coraggio e profezia. Oggi ancora non si vedono soluzioni a livello politico europeo”.