Massimliano Fedriga, la lezione finale del governatore leghista: “Così ho bloccato l’invasione al confine”

«La politica migratoria dei Paesi di Visegrád, quindi di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, mira a difendere l’ Europa. Ricordo che Orbán, quando al governo c’ era Renzi, era stato attaccato e sanzionato dall’ Italia, dalla Germania e dalla Francia semplicemente perché stava facendo ciò che prevedono i trattati dell’ Unione: Schengen non regola soltanto la libera circolazione, ma anche il controllo dei confini. Che l’ Europa imponga di non rispettare Schengen è davvero paradossale».
Massimiliano Fedriga, 38 anni, cavallo di razza della Lega – per la quale è stato deputato dal 2008 fino allo scorso maggio – da quando è diventato governatore del Friuli Venezia Giulia ha messo la questione migratoria, e quindi anche la sicurezza dei concittadini, in cima alle sue priorità. Per difendere il confine orientale dall’ ingresso dei clandestini che risalgono la rotta balcanica ha appena stretto un accordo con la guardia forestale. Nei prossimi giorni è probabile che il progetto venga esteso alla protezione civile.

Presidente, perché ha scelto proprio la Forestale?
«Perché i suoi uomini conoscono benissimo tutto il territorio e potranno dare una grossa mano alle forze dell’ ordine segnalando movimenti sospetti al confine con la Slovenia, con la quale peraltro c’ è grande collaborazione. Dobbiamo recapitare un messaggio chiaro a chi prova a entrare qui da noi: i confini sono controllati, non si passa più».

Lei dice che la Slovenia è collaborativa, ma ogni Stato fa i propri interessi. Lubiana è disposta a riprendersi i clandestini entrati in Italia?
«Sì: la riammissione, per quelli che prendiamo sul confine, la accettano in tempo reale.
Poi è evidente che le forze dell’ ordine a disposizione del governo sloveno non sono molte e la maggior parte vengono impegnate al confine con la Croazia».

Oggi il ministro degli Interni, Matteo Salvini, riceverà a Milano il premier ungherese Viktor Orbán. Lei cosa si aspetta dall’ incontro?
«Che cominci un asse tra i Paesi che sono stati penalizzati dalle politiche sbagliate dell’ Unione Europea. Non parlo solo della questione migratoria, ma anche di quella economica. È un cambiamento necessario».

Secondo l’ ex premier Mario Monti l’ Italia rischia di diventare «lo strapuntino a Sud di Visegrád» con pericolose ricadute sulla nostra economia.
«Siamo orgogliosi di questa sua previsione perché abbiamo avuto la prova che bisogna fare tutto il contrario di ciò che dice lui».

Nei giorni scorsi lei aveva annunciato l’ espulsione di 80 clandestini dal Friuli. Sono stati allontanati?
«Sabato sono stati mandati via i primi 30. In queste ore stiamo allontanando gli altri 50. Le espulsioni diventeranno 280.
Si tratta principalmente di afgani e pakistani».

Quanti uomini della Forestale avete previsto al confine?
«In tutto qui ne abbiamo 250, ma naturalmente devono svolgere anche altri compiti. Al momento quelli destinati al controllo del confine triestino sono 23».

Il Friuli Venezia Giulia viene da 5 anni a guida Pd. Qual è il problema più grande che ha ereditato dall’ ex governatrice Debora Serracchiani?
«L’ elenco è lungo. Di certo quello migratorio è uno dei più gravi. La nostra regione purtroppo è stata una delle prime ad accettare l’ accoglienza diffusa con lo sparpagliamento di immigrati su tutto il territorio: in questo modo i controlli non possono essere efficaci. La mia idea invece è totalmente diversa».

Qual è?
«Oggi, e ovviamente parlo solo di quelli ospitati nelle varie strutture, abbiamo 5mila persone accolte qua e là. Ho comunicato al governo che sono disponibile a sistemare il centro per i rimpatri di Gradisca. Ma non solo. Sono disposto a mettere a disposizione più di un cpr, a Trieste, a Udine, a Pordenone, perché preferisco dei centri dai quali il clandestino non può uscire e fare ciò che vuole. L’ accoglienza diffusa deve finire. È un principio di giustizia: chi entra qui illegalmente, fino al momento in cui non riceve l’ ok alla protezione, e sappiamo che si tratta di un’ esigua minoranza, non può pensare di fare quello che vuole e che il territorio sia suo. Figuriamoci se può farlo chi sa già in partenza di non avere nessun diritto di ottenere lo status di rifugiato».

Il gruppo di Visegrád può essere un modello di riferimento per la gestione dell’ immigrazione?
«Io credo che il punto di riferimento europeo possa diventare l’ Italia. Grazie a questo governo possiamo essere capofila del cambiamento. Sono convinto che molti Paesi seguiranno il nostro esempio».

 

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